Soldi per scarcerare boss con l’aiuto di un giudice, condannato anche l’avvocato Veneto (NOMI)

Cinque le condanne sentenziate nell'ambito dell'inchiesta sui soldi dati a un giudice per ottenere la scarcerazione di capi e gregari della cosca Bellocco
avvocato Veneto

di Gabriella Passariello-  Condanne a pene comprese tra i due e i sei anni di reclusione sono state inflitte  per cinque imputati, giudicati con rito abbreviato, nell’ambito dell’inchiesta sui presunti soldi dati nelle mani di un magistrato per ottenere in cambio la scarcerazione di alcuni capi e gregari della cosca di ‘ndrangheta dei Bellocco con l’intermediazione anche di un avvocato. Il gup del Tribunale di Catanzaro Matteo Ferrante  ha inflitto la pena più alta a sei anni di reclusione per il noto penalista Armando VenetoDomenico Bellocco, alias Micu u Longu e Giuseppe Consiglio, (nei loro confronti il pubblico ministero aveva chiesto 8 anni), mentre il collaboratore di giustizia Vincenzo Albanese,  è stato condannato a 2 anni di reclusione, (il pm ne aveva invocati 4) e Rosario Marcellino  a 4 anni di reclusione (il pm aveva invocato 8 anni). I legali  Giuseppe Milicia, Letterio Rositano, Mario Sant’ambrogio, Clara Varano e Gianfranco Giunta attenderanno il deposito delle motivazioni per ricorrere in appello. Altri due imputati Vincenzo Puntoriero, 67 anni, domiciliato a Vibo e Gregorio Puntoriero, 41 anni di Vibo, (codifeso dai legali Salvatore Staiano e Vincenzo Cicino), sono già stati rinviati a giudizio (LEGGI QUI) e  per loro è in corso il processo dibattimentale davanti ai giudici del Tribunale collegiale di Vibo.

Denaro in cambio della libertà

Denaro in cambio della libertà

Secondo la Procura distrettuale, gli imputati, accusati a vario titolo di corruzione in atti giudiziari con l’aggravante delle modalità mafiose, avrebbero dato danaro o comunque avrebbero svolto il ruolo di intermediari nella dazione di soldi al magistrato Giancarlo Giusti (deceduto) per ottenere in qualità di giudice relatore ed estensore del Tribunale del Riesame di Reggio Calabria l’annullamento di alcune ordinanze di misure cautelari emesse dal gip su richiesta della Dda reggina.

Corruttori e intermediari

I fatti contestati risalgono al mese di agosto 2009: Giusti avrebbe accettato una somma complessiva di 120mila euro da Rocco Bellocco, Rocco Gaetano Gallo e Domenico Bellocco, 41 anni, i tre da favorire, definiti dalla Dda “corruttori”, ciascuno dei quali avrebbe dato 40mila euro per ottenere la libertà, attraverso l’intercessione con Giusti da parte dei Puntoriero, di Domenico Bellocco, 43 anni, Vincenzo Albanese, Giuseppe Consiglio e l’avvocato Veneto.  Fatto aggravato dalla mafiosità per agevolare le attività della cosca di ‘ndrangheta dei Bellocco  “e in particolare per consentire il ritorno in libertà di tre esponenti di spicco della cosca e per agevolare la stessa  in un momento di grave difficoltà generato dall’esecuzione di numerose ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di capi e gregari del clan disposta dal gip del Tribunale di Reggio su richiesta della locale Dda a seguito dell’esecuzione di alcuni provvedimenti di fermo di indiziato di delitto nell’ambito di un’ indagine volta a disarticolare la struttura organizzativa della cosca”.

Il sostegno alla cosca

L’avvocato Veneto e Domenico Puntoriero, secondo la Direzione distrettuale antimafia, in forza del rapporto di amicizia con Giusti, proprio per il loro ruolo di intermediari nella dazione di danaro,  “avrebbero fornito un concreto apporto al rafforzamento, alla conservazione e alla prosecuzione della cosca Bellocco”.

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