Sosta selvaggia nel parcheggio riservato sotto casa: l’odissea di una famiglia con disabile a Catanzaro

Storia di ordinaria inciviltà nel capoluogo di regione. "La segnaletica è ormai sbiadita. E nemmeno i vigili urbani ci aiutano..."

Sa già che lo stallo, riservato, che gli spetta di diritto, spesso non può occuparlo con la propria automobile. Storia di ordinaria barbarie a Catanzaro, che investe da tempo una famiglia residente in via Domenico Mottola D’Amato (zona stadio). Civiltà (e legge) vuole che ci siano dei posti riservati ai disabili sotto casa. Segnaletica e strisce gialle, il disegno di una carrozzina in mezzo allo stallo, un margine zigrinato sempre di colore giallo a fianco per consentire di far scendere il disabile con carrozzina in tutta sicurezza. Normalità, che però a Catanzaro può sembrare un lusso. 

Le Pec inviate al Comune e “mai aperte”

Le Pec inviate al Comune e “mai aperte”

“Abbiamo mandato diverse email Pec al Comune per richiedere il ricalco della segnaletica, ormai praticamente sbiadita, ma nessuno le ha mai aperte – racconta ai nostri microfoni la famiglia della minorenne affetta da autismo -. Avevamo addirittura chiesto un posto auto aggiuntivo sotto casa, dato che l’unico al momento disponibile – non numerato – lo condividiamo con un’altra famiglia che abita nel nostro condominio, ma nessuno è mai venuto a fare un sopralluogo”. 

“Posto occupato abusivamente. E i vigili…”

In una zona della città dove la fame di parcheggi è cronica, quei pochi metri quadri fanno gola a molti e diventano preziosissimi. “Spesso il nostro posto auto è occupato abusivamente e siamo costretti a chiamare i vigili urbani, che hanno sempre fatto il loro dovere: una volta hanno chiamato persino il carro attrezzi”. Recentemente, però, la famiglia in questione ha ricevuto tutt’altro trattamento: “Dopo aver notato per l’ennesima volta una macchina parcheggiata nel nostro stallo (come si evince dalla foto in evidenza, ndr), abbiamo provato a chiamare invano la polizia municipale per oltre mezz’ora. Siamo poi passati ai carabinieri, che ci hanno aiutato contattando a loro volta la polizia”.

Ma i vigili, una volta arrivati sul posto, “erano quasi indispettiti e ripetevano che non avrebbero fatto alcuna multa, chiedendoci addirittura il contrassegno auto per verificare la nostra situazione. Lottiamo da tanti anni per garantire i diritti di nostra figlia, ma una roba del genere non ci era mai successa”. L’inciviltà è tanto del barbaro di turno che puntualmente occupa con arroganza e protervia un posto auto riservato a portatori di handicap, quanto “di tutti gli altri, soprattutto di chi dovrebbe assicurare la legalità, che tollerano comportamenti selvaggi senza fare nulla per evitarli”. In barba alle più comuni regole di convivenza. (a.b.)

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