Siamo nel XVIII secolo a Soveria Simeri (Cz). Una donna, Cecilia Faragò, viene processata per stregoneria, accusata dell’omicidio di un prelato. Pretesto che serviva, in realtà, a due preti del paese a sottrarle i beni che le erano stati lasciati in eredità dal marito e dal figlio morti prematuramente. Fu un processo importantissimo quello che vide Cecilia difesa dal giovanissimo avvocato catanzarese Giuseppe Raffaelli, divenuto poi celebre. Processo che si concluse con l’assoluzione dell’imputata grazie all’arringa del Raffaelli che portò prove inconfutabili dell’innocenza di Cecilia Faragò. La morte del prelato era stata causata dalla tisi e le prove portate dall’accusa non erano nient’altro che erbe ed ossa che servivano a Cecilia per curare alcune malattie. Cecilia era solo un’erborista, non una strega! Il Re Ferdinando, colpito da questo processo, abolì il reato di stregoneria nel Regno delle Due Sicilie.
Di questa storia si ha testimonianza solo dalla memoria difensiva del processo e da ciò che ne ha scritto il Prof. Mario Casaburi nel suo libro Cecilia Faragò, l’ultima fattucchiera (edito da Rubbettino) dal quale è nato lo spettacolo di teatro contemporaneo La Magara, di e con Emanuela Bianchi, premiato con il premio della critica Gaiaitalia al Roma Fringe Festival 2014.
Di questa storia si ha testimonianza solo dalla memoria difensiva del processo e da ciò che ne ha scritto il Prof. Mario Casaburi nel suo libro Cecilia Faragò, l’ultima fattucchiera (edito da Rubbettino) dal quale è nato lo spettacolo di teatro contemporaneo La Magara, di e con Emanuela Bianchi, premiato con il premio della critica Gaiaitalia al Roma Fringe Festival 2014.
E qualche giorno fa il paese ha rivissuto pienamente le atmosfere di questa storia grazie all’amministrazione comunale di Soveria Simeri, guidata dal sindaco Amedeo Mormile e al Fondo per la rievocazione storica del Mibac. Negli stretti vicoli del paesello si sono potute udire “ciuciuliare” le pettegole che accusavano Cecilia, vedere la Magara triturare le erbe nella sua dimora e assistere all’arringa dell’avvocato Raffaelli in Villa Cecilia Faragò. La direzione artistica dell’evento è stata affidata all’associazione culturale “Confine Incerto”, operante nel settore artistico e culturale dal 2004, che ha coinvolto tutta la comunità soveritana. Tutti i protagonisti attori della storia, infatti, sono stati “ingaggiati “ tra i residenti diventando parte attiva della manifestazione teatrale itinerante. Per una coerente messa in scena “Confine Incerto” ha attivato nei mesi scorsi, laboratori di teatro e sartoria, grazie ai quali sono stati preparati i giovani attori e creati i costumi che rispecchiavano i tempi storici. Sentita e numerosa la partecipazione del pubblico e di tutta la comunità di Soveria che ha assistito con attenzione e curiosità alla manifestazione. Visto l’interesse e l’importanza cruciale di questa storia, l’amministrazione comunale ha deciso che ripeterà l’evento in primavera.
Redazione Calabria 7