Spacciatore di San Valentino, la Cassazione annulla la condanna

Astensione dalle udienze

La Suprema Corte di Cassazione, in totale accoglimento delle richieste avanzate dell’avvocato Francesco Nicoletti, ha annullato la sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Catanzaro confermativa della sentenza emessa dal Tribunale di Castrovillari, con la quale G.G., reo confesso, pluripregiudicato anche per reati specifici, era stato condannato alla pena di un anno e quattro mesi di reclusione oltre al pagamento delle spese processuali e di custodia cautelare in carcere, poiché ritenuto responsabile del reato di spaccio di sostanza stupefacente del tipo cocaina.

Il fatto

Il fatto

L’uomo era stato tratto in arresto dai carabinieri il giorno di San Valentino del 2018 quando, su segnalazione anonima, veniva indicato come pusher di riferimento nel centro storico dell’area urbana di Rossano. Proprio il 14 febbraio di tre anni fa, i carabinieri erano riusciti a localizzare il nascondiglio utilizzato per celare la sostanza stupefacente, dove effettivamente veniva rinvenuta una importante quantità di cocaina suddivisa già in bustine e un ulteriore quantitativo in un contenitore per le urine. In quella stessa occasione era stato rinvenuto, altresì, un bilancino di precisione e materiale per il confezionamento, nonché una importante somma di denaro suddivisa in banconote di piccolo taglio. Nell’immediatezza dei fatti, G.G. era stato arrestato e tradotto presso la casa circondariale di Castrovillari. All’uomo era stata contestata anche l’aggravante della disciplina specifica.

Il processo

 Nel corso del giudizio di primo grado celebratosi dinanzi al Tribunale di Castrovillari, era stata acquisita la relazione tecnica redatta dai carabinieri di Vibo Valentia riguardante l’analisi clinica della sostanza stupefacente posta sotto sequestro. Escusso come teste, il Maresciallo dei Carabinieri all’epoca in servizio presso la Stazione di Rossano Centro aveva ripercorso i fatti che avevano portato all’arresto di G.G., già noto alle Forze dell’ordine. L’uomo, infatti, nei giorni precedenti l’arresto era stato già sottoposto a perquisizione domiciliare a seguito di una segnalazione anonima che riferiva della presenza di armi nella sua abitazione. All’arrivo dei Carabinieri, che avevano ripetutamente suonato il campanello, gli occupanti della casa non avevano aperto per oltre dieci minuti, mentre dall’esterno si sentiva del trambusto. Una volta entrati in casa, i militari avevano riscontrato atteggiamenti ritenuti sospetti: gli occupanti erano molto agitati e sul tavolo della cucina vi erano diverse banconote di cui non riuscivano a spiegare la provenienza. Il 14 febbraio, su espressa indicazione, i Carabinieri erano tornati presso l’abitazione di G.G., dove avevano avuto modo di scoprire il nascondiglio della droga non rinvenuta nella precedente perquisizione. Nell’immediatezza l’uomo aveva reso spontanee dichiarazioni assumendosi la responsabilità del reato in contestazione.

All’esito della camera di consiglio il Tribunale di Castrovillari aveva ritenuto G.G. responsabile del reato ascritto e lo aveva condannato alla pena di anni 1 e mesi 4 di reclusione oltre alle spese processuali di custodia cautelare in carcere. La sentenza era stata poi confermata anche in secondo grado dalla Corte di Appello di Catanzaro.

La pronuncia della Cassazione

La Quarta Sezione della Corte Suprema di Cassazione, in totale accoglimento delle richieste avanzate dall’avvocato Francesco Nicoletti, ha annullato con rinvio la sentenza di condanna.

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