di Mimmo Famularo – Le dichiarazioni fornite ai carabinieri da una fonte confidenziale, il fermo di un piccolo pusher di provincia e l’analisi del suo cellulare attraverso i messaggi ricevuti e inoltrati su WhatsApp e Telegram. E’ nata così l’inchiesta che ha portato all’arresto di Alessandro Cua, 48 anni, il vigile urbano di Catanzaro in servizio al Comune di Fossato Serralta, accusato di spaccio di droga, agevolazione e favoreggiamento della prostituzione, truffa e assenteismo all’epilogo di un’attività investigativa durata nove mesi e coordinata dalla Procura di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri (LEGGI QUI). A portare i carabinieri della Stazione di Pentone, che hanno condotto sul campo le indagini, sulle tracce dell’agente di polizia locale è stato proprio il cellulare di uno dei 16 indagati, Antonio Papalia, arrestato nell’aprile del 2020 in flagranza di reato per spaccio di droga.
L’informativa dei carabinieri e i debiti del vigile
L’informativa dei carabinieri e i debiti del vigile
Gli investigatori avevano già saputo che a cedere la sostanza stupefacente al presunto pusher sarebbe stato proprio Alessandro Cua il quale a sua volta – secondo quanto messo nero su bianco dai carabinieri in un’informativa – l’avrebbe comprata da un altro fornitore verso cui avrebbe maturato un debito di 13mila euro. Per gli inquirenti, il vigile urbano per risanare la sua situazione economica era arrivato a consegnare l’intero ammontare del suo stipendio da dipendente comunale pari a mille euro e a dedicarsi a una serie di attività illecite: traffico di droga, truffe, estorsioni, agevolazione della prostituzione. Le intercettazioni delle utenze telefoniche di Cua hanno svelato l’insospettabile coinvolgimento in diversi affari “sporchi”, non limitati al comune di Fossato Serralta dove lavorava, ma estesi anche alla città di Catanzaro e ai centri limitrofi. Nelle sue attività illecite, l’agente di polizia locale era coadiuvato da Massimo Longo, 53 anni, anch’egli finito agli arresti domiciliari e ritenuto una sorta di braccio destro. Diversi gli episodi di spaccio documentati dagli investigatori attraverso conversazioni intercettate, servizi di pedinamento e dichiarazioni fornite dagli stessi tossicodipendenti che contribuiscono a inguaiare i due principali indagati.
“Furbetto” del cartellino
Nel corso dell’attività investigativa viene fuori altro. Dalle intercettazioni telefoniche e ambientali e dal contestuale tracciamento gps, gli inquirenti scoprono che Cua è un classico “furbetto del cartellino” che viola l’orario di lavoro, non giustifica la sua assenza, si fa aiutare da terze persone per timbrare la presenza “fantasma” in Comune. In una sola parola: assenteista. Per questo motivo la Procura ipotizza nei suoi confronti anche la truffa ai danni dello Stato e il reato di false attestazioni e certificazioni. Scrive il gip: “Cua, proprio per portare avanti le sue attività illecite, si presenta in ritardo al lavoro, oppure non si presenta affatto, chiedendo ai colleghi di timbrare al suo posto, accampando scuse non corrispondenti alla realtà”.
Indagato per favoreggiamento della prostituzione
Tra le carte dell’ordinanza di misura cautelare spunta anche un altro particolare. L’agente di polizia locale in servizio nel piccolo Comune catanzarese è indagato per agevolazione della prostituzione. In questo caso, Alessandro Cua ne risponde insieme a Jose Lisbardo Moreno Sanchez, detto “Tamara”. In concorso tra di loro avrebbero favorito un giro di prostituzione con base a Stalettì, hinterland di Catanzaro. In particolare, il vigile avrebbe concesso in locazione un appartamento di sua proprietà mentre “Tamara” si sarebbe occupata del reclutamento delle prostitute di nazionalità straniera. Cua non si sarebbe limitato al solo “fitto” dell’appartamento ma avrebbe offerto ulteriori servizi: fornitura di preservativi, vendita di sostanza stupefacenti, trasporto delle prostitute con la propria auto, redazione di messaggi di testo telefonici destinati ai clienti contenenti le indicazioni utili a raggiungere e individuare l’appartamento. Un servizio “all-inclusive” con l’aggravante – per l’accusa – di aver commesso il fatto nell’esercizio delle sue funzioni di agente di pubblica sicurezza in quanto dipendente del Comune di Fossato Serralta.
“Personalità truffaldina e delinquenziale”
Il gip non fa sconti a Cua che, sebbene incensurato, viene descritto come “proclive a delinquere” e in possesso di “una personalità poliedrica nella commissione di diversi tipi di reato, tutti finalizzati a ottenere un guadagno immediato e facile”. Il vigile è ritenuto “un punto di riferimento” non soltanto per Longo ma anche per gli avventori e i pusher. Personalità “truffaldina” e “delinquenziale” ma anche negativamente connotata da un altro procedimento penale pendente che lo vede indagato per agevolazione e favoreggiamento della prostituzione, sottolinea il gip che aggiunge: “E’ evidente che Cua sia dedito alla commissione di reati molto eterogenei tra di loro, tutti accomunati dalla volontà di ottenere un guadagno facile in modalità illecita”. Quanto basta per ritenere concreto e attuale il pericolo di reiterazione del reato e necessaria la misura cautelare degli arresti domiciliari.