Di Vincenzo Imperitura
Non avrebbero sparato per uccidere: così ha deciso il gip del tribunale di Locri che, in sede di convalida, ha derubricato l’accusa per i due giovani gioiosani arrestati la settimana scorsa con l’accusa di avere sparato al gestore di un autolavaggio a Pirgo, piccola frazione collinare di Grotteria, nel reggino. I due, un bracciante agricolo e un operaio, entrambi giovani e incensurati, restano in carcere su disposizione del Gip, ma l’accusa per loro è cambiata da tentato omicidio a lesioni personali aggravate. Immutate invece restano le accuse di porto e detenzione di un fucile. I due indagati erano stati arrestati dai carabinieri di Roccella e di Gioiosa nelle ore immediatamente successive agli spari che hanno colpito la vittima al gluteo e alle gambe (l’uomo, anche lui giovane, fortunatamente non ha riportato ferite gravi e dovrebbe già avere fatto rientro a casa dall’ospedale di Locri).
Non avrebbero sparato per uccidere: così ha deciso il gip del tribunale di Locri che, in sede di convalida, ha derubricato l’accusa per i due giovani gioiosani arrestati la settimana scorsa con l’accusa di avere sparato al gestore di un autolavaggio a Pirgo, piccola frazione collinare di Grotteria, nel reggino. I due, un bracciante agricolo e un operaio, entrambi giovani e incensurati, restano in carcere su disposizione del Gip, ma l’accusa per loro è cambiata da tentato omicidio a lesioni personali aggravate. Immutate invece restano le accuse di porto e detenzione di un fucile. I due indagati erano stati arrestati dai carabinieri di Roccella e di Gioiosa nelle ore immediatamente successive agli spari che hanno colpito la vittima al gluteo e alle gambe (l’uomo, anche lui giovane, fortunatamente non ha riportato ferite gravi e dovrebbe già avere fatto rientro a casa dall’ospedale di Locri).
Ai due indagati, i carabinieri ci erano arrivati confrontando le immagini delle tante telecamere a circuito chiuso della zona, alcune delle quali avrebbero ripreso proprio gli attimi degli spari; le immagini avrebbero poi consentito agli investigatori di risalire all’auto, una Panda, che sarebbe stata utilizzata per la fuga precipitosa verso la marina. Dal canto loro, i due indagati negano ogni addebito e contestando le ricostruzioni degli inquirenti hanno presentato, tramite gli avvocati, istanza di revoca della misura cautelare in carcere al tribunale del riesame.
Redazione Calabria 7