Otto anni e tre mesi di reclusione. E’ la pena inflitta al gup del Tribunale di Vibo Valentia a Piero Castagna, 43 anni, accusato del tentato omicidio del cognato Francesco Alberto Purita avvenuto la sera del 29 luglio del 2009 nella frazione di Vena Superiore. Il pm Filomena Aliberti aveva chiesto la condanna a 9 anni e 4 mesi ma il giudice ha escluso le aggravanti della premeditazione oltre ai motivi abietti e futili accogliendo parzialmente la tesi della difesa rappresentata dall’avvocato Diego Brancia.
Il tentato omicidio e il racconto della vittima
Il tentato omicidio e il racconto della vittima
Secondo le ricostruzioni della Squadra Mobile di Vibo, che ha condotto le indagini sotto il coordinamento della Procura guidata da Camillo Falvo, Piero Castagna sparò al cognato mentre quest’ultimo si trovava all’interno di un terreno nella piccola frazione del capoluogo. Fondamentali le dichiarazioni della vittima trasportato all’ospedale Jazzolino di Vibo Valentia in condizioni inizialmente critiche. Agli investigatori riferì già nell’immediatezza dei fatti di essere stato sparato dal cognato che si era reso irreperibile. All’origine del ferimento dei dissidi familiari per alcuni terreni. Purita ha raccontato che, dopo aver ricevuto una telefonata “minatoria” da Castagna, nella quale gli intimava di non recarsi più in quel terreno, quest’ultimo lo avrebbe raggiunto in auto per regolare i conti. Dopo aver nuovamente minacciato verbalmente il cognato, avrebbe estratto la pistola e avvicinatosi alla vittima – che nel frattempo cercava di fuggire – avrebbe sparato colpendolo all’orecchio, a un braccio e alle gambe. Con la vittima ormai riversa al suolo e quasi priva di sensi, avrebbe esploso un ennesimo colpo di pistola all’inguine, per poi continuare con calci al petto e alle gambe. Purita è riuscito a comporre il numero di emergenza 113 chiedendo di essere soccorso. Castagna, invece, si è dileguato per poi costituirsi in Questura a Vibo. (mi.fa)