Spiagge calabresi rischiano di essere vendute alla ‘ndrangheta con l’azzeramento delle concessioni

Spiagge all’asta. La sentenza del Consiglio di Stato che azzera tutte le concessioni balneari spaventa gli operatori del settore

di Maria Teresa Improta – Spiagge all’asta. La sentenza del Consiglio di Stato 18/2021, che azzera tutte le concessioni balneari a partire dal 31 dicembre 2023, spaventa gli operatori del settore. Il timore è che vengano vendute, in base al criterio del miglior offerente, a multinazionali o nelle ipotesi peggiori fungano da “lavanderia” per riciclare il denaro delle cosche. Rilasciate con scadenza 2033, in attesa di riformarne l’iter di assegnazione, le concessioni demaniali marittime sono ora in un limbo cui contorni sono ancora da definire. Restano così appese a un filo oltre 2mila aziende turistiche balneari calabresi che si stima diano lavoro a circa 30mila persone. Un’altra tegola piomba così sugli imprenditori che operano su demanio pubblico marittimo (lidi, giostre, chioschi), dopo che al 1° gennaio 2021 il canone minimo di concessione è aumentato da 360 euro a 2.500 euro.

Imprenditori balneari: “Ci hanno tagliato le gambe”

Imprenditori balneari: “Ci hanno tagliato le gambe”

Dal Tirreno allo Jonio in Calabria, regione d’Italia con il perimetro di coste più esteso, tra gli imprenditori balneari c’è forte preoccupazione. “Ci hanno tagliato le gambe. Abbiamo bloccato ogni tipo di investimento – spiega il proprietario di un lido ad Amantea – i progetti di ampliamento avviati sono stati fermati in attesa di una pronuncia definitiva. Non credo che arriveranno al punto di toglierci le attività che portiamo avanti da 20 o 30 anni, non sarebbe giusto. Al momento serve chiarezza da parte dello Stato perché il 2024 è alle porte”. “Il nostro sindacato si sta muovendo, – afferma il titolare di uno stabilimento balneare a Corigliano – sappiamo che dal 2024 tutto andrà all’asta, ma non abbiamo informazioni concrete sul nostro futuro. Siamo contrari, non possiamo smantellare ciò che abbiamo costruito negli anni con estremo sacrificio”.

FIBA Confesercenti: “Rischia chi lavora, non chi specula”

“Verrà penalizzato – dichiara Vincenzo Farina vicepresidente vicario FIBA (Federazione italiana imprese balneari) Confesercenti – chi ha trasformato una discarica abusiva sulla spiaggia, in una struttura che dà occupazione e servizi. Posti di lavoro creati rimboccandosi le mani e che hanno permesso a migliaia di calabresi di non emigrare. Ricordo che sono 100mila i lavoratori che in Calabria operano (e sopravvivono) grazie al turismo balneare. Il Consiglio di Stato si è espresso su una questione in merito alla quale già la Corte europea dei diritti aveva dato un indirizzo, accolto dal legislatore che aveva prorogato le concessioni esistenti al 2033 in attesa di individuare nuovi parametri per le assegnazioni. In Calabria abbiamo utilizzato solo il 25% delle coste con le concessioni demaniali marittime, mi chiedo perché bisogna mettere all’asta l’attività costruita da zero da qualche imprenditore in 40 anni di vita, quando ancora ci sono spazi enormi inutilizzati. Certo è più facile prendere a un lido già esistente che allestirlo su una spiaggia abbandonata. I rischi della vendita all’asta delle concessioni marittime, con la logica del migliore offerente, sono per chi lavora 18 ore al giorno sporcandosi le mani, non per chi specula. Il rialzo sui canoni lo farà chi non guadagna soldi onestamente. Un’iniziativa che pilota l’economia sana consegnandola nelle mani di delinquenti. L’Agenzia del demanio della Calabria il 15 novembre ha inviato ai Comuni costieri la comunicazione dell’operatività della sentenza del Consiglio di Stato, non ha neanche aspettato che il Parlamento vada a recepire la modifica alla legge vigente che attualmente è la n. 145/2018. Dal nostro canto con esperti addetti ai lavori stiamo valutando le azioni di opposizione da mettere in campo avverso a questa pronuncia”.

Confindustria Turismo: “Spiagge appannaggio della ‘ndrangheta”

“Questa sentenza – chiarisce Alfonso Cosentino, presidente di Confindustria Turismo Cosenza – getta sul lastrico migliaia di imprese e famiglie che hanno sempre operato nel settore balneare. Sicuramente i canoni per l’assegnazione delle concessioni vanno adeguati, ma non è questa la soluzione. Bisogna considerare che se non ci fossero i gestori privati che pagano i bagnini e la pulizia dell’arenile, le spiagge non sarebbero in sicurezza. Costi che se loro non ci fossero dovrebbero essere sostenuti dalle amministrazioni comunali, non bisogna sottovalutare questo aspetto. Nel resto d’Italia si rischia che le concessioni balneari possano essere acquisite da grossi gruppi che possono offrire molto più denaro rispetto ai singoli gestori che vivono di questo lavoro. In Calabria il pericolo è maggiore. Le concessioni demanali diverrebbero esclusivo appannaggio della ‘ndrangheta che ha bisogno di riciclare denaro. Spero che il Governo possa trovare una soluzione al più presto affinché le concessioni siano affidate a chi oggi ne è detentore e aprire all’assegnazione nuove concessioni del demanio marittimo attraverso bandi a evidenza pubblica. Ci sono operatori presenti da decenni e che hanno finora garantito servizi ottimali per la balneazione. Le aste pubbliche fanno gola alla criminalità organizzata che ha disponibilità finanziarie maggiori rispetto al singolo titolare di uno stabilimento balneare. Corriamo un rischio altissimo”.

Concessioni demaniali e mare, esperti a confronto

Intanto il prossimo lunedì 22 novembre a Rende, nella consolidata 16C dell’Università della Calabria, a partire dalle 18:00 gli esperti in materia si confronteranno sulla questione sollevata dalla sentenza pronunciata il 9 novembre. Il convegno, Demanio e Mare: il problema delle concessioni alla luce dell’adunanza plenaria, ospiterà docenti di diritto amministrativo e diritto tributario come Giovanna Iacovone e Salvatore Muleo. Saranno ascoltate anche le testimonianze della Fiba Confesercenti, del sindaco di Fiumefreddo bruzio Fortunato Francesco Varone e dei vertici dell’associazione Mare Pulito – Giordano Bruno rappresentata da Alessandro Ruvio e Francesca Mirabelli. Nel programma sono previste una serie di relazioni che si propongono di sviscerare: i problemi scaturiti dalla sentenza del Consiglio di Stato; il regime delle concessioni balneari; i profili di diritto interno ed europeo; le prospettive per l’impresa balneare; i casi specifici di demanio e imposizione locale; nonché la storia delle concessioni balneari dalla loro istituzione ad oggi.

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