Stanze per il sesso in carcere, l’idea non piace agli agenti della penitenziaria

"Gli agenti di polizia penitenziaria non devono diventare ‘guardoni di Stato'. Meglio permessi premio per chi non si rende protagonista di episodi violenti"

“Ciclicamente, viene fuori la proposta di destinare stanze o celle in carcere per favorire il sesso ai detenuti. Noi ribadiamo quel che diciamo da tempo, con fermezza ed altrettanta chiarezza: per il Sappe, i nostri penitenziari devono assicurare il mandato costituzionale dell’esecuzione della pena e i nostri agenti di polizia penitenziaria non devono diventare ‘guardoni di Stato’.” Lo afferma Donato Capece, segretario generale del Sappe, Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, commentando nuove indiscrezioni sul riconoscimento e l’esercizio del diritto al sesso in carcere per i detenuti.

Sesso in carcere

Sesso in carcere

“Il sesso in carcere è una proposta inutile e demagogica, che offende anche chi ha subìto un reato anche molto grave. Si ricorra, piuttosto, alla concessione di permessi premio a quei detenuti che in carcere si comportano bene, che non si rendono cioè protagonisti di eventi critici e che durante la detenzione lavorano e seguano percorsi concreti di rieducazione. E allora, una volta fuori, potranno esprimere l’affettività come meglio credono”. Per Capece e il Sappe altri sono gli interventi urgenti per fronteggiare la costante situazione di tensione che si vive nelle carceri italiane.

Oltre 1.600 tentati suicidi

“Nel 2021, – aggiunge Donato Capece – abbiamo contato nelle carceri italiane 11. 295 atti di autolesionismo, 1.669 tentati suicidi sventati in tempo dalla polizia penitenziaria, 8.063 colluttazioni, 1.087 ferimenti: numeri altissimi, i più alti degli ultimi vent’anni. E sorveglianza dinamica e regime penitenziario aperto sono stati concausa di questo pazzesco numero di eventi critici, questa folle spirale di tensione e violenza che ogni giorno coinvolge, loro malgrado, appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria nelle carceri italiane, per adulti e minori. Sospendiamo allora vigilanza dinamica e regime aperto se i detenuti non lavorano, non studiano o non sono impegnati in altre attività. E a chi se lo merita, a chi non si rende protagonista di episodi violenti in carcere, si diano permessi premio. Ci si occupi di questo, di riformare davvero il sistema dell’esecuzione penale: altro pensare solamente al sesso in carcere, mortificando chi ha subito reati e si aspetta giustizia”.

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