Stige, la Dda in appello chiede 6 secoli di carcere per la cosca Farao-Marincola (NOMI)

Il magistrato ha chiesto ai giudici della Corte di appello di lasciare inalterato il pesante verdetto sentenziato in primo grado per 53 imputati

di Gabriella Passariello– Ha invocato la conferma della sentenza di primo grado per 53 imputati, tra ex amministratori, sodali ed affiliati alla cosca di ‘ndrangheta Farao-Marincola, di Cirò, una delle più potenti in Calabria, attiva soprattutto nelle estorsioni e nel traffico di droga e che vanta ramificazioni anche in Emilia Romagna, Veneto, Lazio, Lombardia, coinvolti nel maxi blitz antimafia, nome in codice “Stige”, condotto dagli 007 del Ros e dai militari del Comando provinciale dei carabinieri di Crotone sotto il coordinamento della Dda di Catanzaro che portò nel 2018 all’arresto di 169 persone e al sequestro di oltre 50 milioni di euro. Il magistrato della Dda di Catanzaro Domenico Guarascio nelle vesti di sostituto procuratore generale, al termine della requisitoria durata circa tre ore, ha chiesto nell’aula bunker davanti alla Corte di appello di Catanzaro, di lasciare invariato il verdetto emesso dal Tribunale di Crotone nel mese di febbraio del 2021, giorno in cui i giudici del collegio hanno sentenziato oltre 600 anni di reclusione.  Il magistrato ha invocato per  l’ex sindaco di Cirò Marina ed ex presidente della Provincia di Crotone Nicodemo Parrilla, 13 anni di reclusione, mentre ha chiesto 8 anni per l’ex sindaco di Strongoli Michele Laurenzano e  15 anni e 6 mesi per l’ex assessore ai Lavori pubblici di Cirò marina Giuseppe Berardi. Ha invocato le pene più alte, a 30 anni di reclusione ciascuno per Giuseppe e Silvio Farao, boss ergastolani, capi storici di un’organizzazione criminale che comandava su mezza Calabria e aveva proiezioni al Nord Italia e all’estero, specie in Germania.

Le pesanti ipotesi di accusa

Le pesanti ipotesi di accusa

Le accuse vanno a vario titolo dall’associazione a delinquere di stampo mafioso, al concorso esterno,  all’estorsione, all’autoriciclaggio, al porto e alla detenzione illegale di armi e munizioni. E ancora intestazione fittizia di beni, procurata inosservanza di pena e illecita concorrenza con minaccia aggravata dal metodo mafioso. Per un altro filone dello stessa inchiesta che vedeva 80 imputati, giudicati con rito abbreviato, la Corte di appello del capoluogo di regione, ha sentenziato il 24 settembre dello scorso anno  cinquantotto condanne, venti assoluzioni e due non luogo a procedere per un totale di oltre 4 secoli di reclusione (LEGGI).

Tutte le richieste di pena del magistrato

Il pg Domenico Guarascio ha chiesto per Natale Aiello, di Botricello, 12 anni di reclusione; Caterina Aloisio, di Crotone, 4 anni di reclusione; Fabrizio Anania, di Cirò Marina, 13 anni;  Valentino Anania, di Cirò Marina, 12 anni; Tommaso Arena, residente a Cirò Marina, 4 anni; Martino Aulisi, di Battipaglia, 7 anni di reclusione; Vincenzo Barberi, residente in Germania, 14 anni; Giuseppe  Berardi, di Cirò Marina, 15 anni e 6 mesi; Antonio Giorgio Bevilacqua, di San Giorgio a Cremano, 13 anni e 6 mesi; Vittorio Bombardiere, di Cirò Marina, 13 anni; Carlo Bombardieri, residente a Cirò Marina, 4 anni; Francesco Bonesse, di Melissa, 13 anni; Giuseppe Bruno, residente in Germania, 12 anni e 3 mesi; Mario Campiso, di Cariati, 13 anni e 6 mesi; Francesco Capalbo, di Strongoli, 11 anni e 3 mesi; Dino Carluccio, di Cirò Marina, 5 anni e 6 mesi; Gabriele Cerchiara, residente a Torretta di Crucoli, 4 anni; Assunta Cerminara, di Umbriatico, 13 anni; Emanuele Chiriaco, di Crotone, 4 anni; Giuseppe Clarà, di Crotone, 12 anni; Luigino Comberiati, di Petilia Policastro, 15 anni e 3 mesi; Aniello Esposito, di Napoli, 12 anni e 6 mesi; Giuseppe Farao, (38enne), di Cariati, 13 anni e 6 mesi; Giuseppe Farao, (75enne), di Cirò, 30 anni di reclusione; Silvio Farao, di Cirò, 30 anni; Vincenzo Farao, residente a Cirò, 14 anni; Paolo Fazi, di Pietra Marazzi, 4 anni di reclusione;  Giuseppe Gallo, di Aprigliano, 12 anni e 6 mesi; Vincenzo Giglio, di Crotone, 14 anni e 3 mesi; Andrea Grillini, di Bologna, 4 anni di reclusione; Michele Laurenzaro, residente a Strongoli, 8 anni; Cataldo Malena, di Strongoli, 11 anni e 3 mesi; Pasquale Malena, residente a Cirò Marina, 12 anni e 9 mesi; Paolo Maletta, di Colosimi, 3 anni; Enrico Miglio,di Strongoli, 18 anni; Francesco Morrone, di Cariati, 16 anni; Ivano Murano, di Cariati, 4 anni; Alessandro Nigro, residente a Cirò Marina, 4 anni; Salvatore Nigro, di Cirò Marina, 13 anni; Elton Nikolla, residente a Cirò Marina, 4 anni; Salvatore Papaianni, di Cirò Marina, 20 anni e 9 mesi; Nicodemo Parrilla, di Cirò Marina, 13 anni; Giorgio Salvatore Pucci, di Cirò Marina, 4 anni;  Gaetano Russo, di Crotone, 7 anni; Luigi Salvato, di Crucoli, 5 anni; Massimo Scarriglia, di Crotone, 9 anni e 8 mesi; Antonio Spadafora, di Crotone, 14 anni e 6 mesi; Luigi Spadafora, di San Giovanni in Fiore, 15 anni e 4 mesi; Pasquale Spadafora, di Crotone, 20 anni e 8 mesi; Rosario Spadafora, di San Giovanni in Fiore, 14 anni e 4 mesi; Giuseppe Tridico, residente a Montalcino, 12 anni di reclusione; Piero Vasamì, Germania, 12 anni e 7 mesi e Valentino Zito, di Cirò Marina, 12 anni di reclusione. L’ udienza è stata aggiornata al prossimo 21 luglio, giorno in cui inizieranno le arringhe difensive dei legali Salvatore Staiano; Vincenzo Cicino; Nicola Cantafora; Pietro Pitari; Gregorio Viscomi; Antonio Anania; Luigi Scaramuzzino; Sergio Rotundo; Pasqualino Capalbo; Valerio Murgano: Antonello Talerico; Gianni Russano; Lucia Miranda; Pierluigi Spadafora; Mario Bombardiere; Antonietta Denicolò Gigliotti; Marcello Bombardiere; Gerardo Giuseppe Perillo, Mariano Salerno e Vittorio Ranieri.

Le parti civili costituite

Quindici le parti civili costituite al processo tra Comuni, sindacati e associazioni. Si tratta del Comune di Cirò Marina, rappresentato dall’avvocato Biagio Di Vece del foro di Reggio Calabria; Comune di Cutro, difeso dall’avvocato Romilo Villirillo, del foro di Crotone; Comune di Strongoli assistito dal legale Raffaele Marciano del foro di Nola ; Comune di Cariati, rappresentato dall’avvocato Raffaele Bruno del foro di Catanzaro ; Comune di Mandatoriccio, rappresentato dal legale Nicola Candiano del foro di Castrovillari; Comune di Scigliano, rappresentato dall’avvocato Ennio Pantuso del foro di Cosenza; Comune di Colosimi, assistito dall’avvocato Antonio Valerio Ferraiolo del foro di Vibo; Comune di Pietrapaola, rappresentato dall’avvocato Francesco Calabrò del foro di Cosenza; Comune di San Giovanni in Fiore, difeso dall’avvocato Filomena Befaro, del foro di Cosenza; Antonio Gallo, difeso dall’avvocato Piero Mancuso del foro di Catanzaro; Legambiente Calabria Onlus, in persona del rappresentante legale difeso dal legale Anna Parretta del foro di Catanzaro; Cgil Emilia Romagna, in persona del legale rappresentante difeso dal legale Libero Mancuso del foro di Bologna; Cgil Calabria, in persona del rappresentante legale difeso dall’avvocato Maria Irene Rotella del foro di Catanzaro; Cgil nazionale in persona del suo rappresentante legale rappresentato dall’avvocato Massimo Di Celmo del foro di Napoli e Poste Italiane spa in persona del legale rappresentate assistito dall’avvocato Giulia Bongiorno del foro Vibo.

Le infiltrazioni nel tessuto economico

L’attività investigativa avrebbe consentito di documentare, l’operatività, gli assetti gerarchici interni e le attività criminali della locale di ‘ndrangheta, secondo gli inquirenti “in posizione di sovra-ordinazione” rispetto ad altre realtà criminali, “seppure territorialmente contigue o con esso interferenti”. La cosca, in sostanza, si sarebbe infiltrata nel tessuto economico e sociale dell’area cirotana attraverso “un radicale controllo mafioso” degli apparati imprenditoriali della produzione e commercio di pane, della vendita del pescato, del vino e dei prodotti alimentari tipici, nonché nel settore della raccolta e riciclo sia di materie plastiche sia di Rsu. Un’indagine che avrebbe delineato il quadro complessivo degli interessi illeciti gestiti dal clan in ambito nazionale e estero, verificando anche la disponibilità di ingenti risorse finanziarie, che sarebbero state reimpiegate in numerose iniziative imprenditoriali e commerciali nel Nord-Italia e in Germania. L’assetto del sodalizio sarebbe stato l’espressione delle direttive impartite da Giuseppe Farao “orientato a privilegiare lo sviluppo imprenditoriale della cosca, affidato ai propri figli e nipoti e sviluppato attraverso il reperimento di nuovi e sempre più remunerativi canali di investimento economico, limitando al massimo il ricorso ad azioni violente ed evitando gli scontri interni ritenuti pregiudizievoli per la conduzione degli affari”. Il controllo mafioso del territorio sarebbe stato invece demandato ad una serie di “reggenti”, fedelissimi del capo cosca.

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