La politica sanitaria in Calabria al centro di un incontro organizzato a Catanzaro dall’associazione Sud-Democratici e alla quale hanno preso parte esperti del settore: dalla cardiologa del “Pugliese-Ciaccio” Giuseppina Iemma all’ex direttore generale dell’ospedale “Annunziata” di Cosenza Pasquale Puzzonia. Presenti anche Nicola Ventura e Giuseppe Gualtieri in qualità rispettivamente di ex funzionario dell’azienda ospedaliera “Pugliese-Ciaccio” e di medico.
La diagnosi
La diagnosi
Lo stato di salute della sanità in Calabria ha raggiunto un livello di drammaticità inimmaginabile dieci anni fa all’alba del commissariamento, l’origine di gran parte dei mali. Quella che doveva essere la cura si è infatti trasformata nel colpo di grazia e il malato oggi è terminale. Per salvarlo bisogna intervenire in fretta. “La Calabria – afferma Giuseppina Iemma – ha bisogno di un piano Marshall per essere riorganizzata”. Punto di ripartenza lo stop del commissariamento. “Manca un sistema di sanità ed è da qui – sostiene Puzzonia – che bisogna ripartire”. Un progetto di riforma dell’offerta che dia ai cittadini più servizi e blocchi l’emorragia della mobilità passiva, ovvero l’emigrazione sanitaria che è un altro dei grandi mali da combattere. “Carenza di organico e di strutture adeguate – aggiunge Ventura – si trasformano in disorganizzazione e provocano quell’emigrazione sanitaria che danneggia la Calabria e avvantaggio le regioni del Nord. E’ quindi necessario recuperare far recuperare qualità al servizio sanitario nazionale e offrirla ai nostri cittadini”.
La cura
Uscire dal commissariamento non basterà senza una proposta credibile. “Dobbiamo uscire dalla mentalità ospedale-centrica e puntare sul potenziamento della medicina territoriale perché – ribadisce Giuseppina Iemma – il territorio e gli ospedali devono essere messi nelle condizioni di offrire una sanità di eccellente qualità. Ovviamente non può essere fatto tutto in ospedale e per questo motivo la medicina territoriale può dare un grande contributo purché dotata degli strumenti adeguati”. Pensare dunque a un nuovo modello di sanità: più efficiente ma anche più attrattiva per gli stessi calabresi. Come? La risposta è semplice e allo stesso tempo banale: offrendo quei servizi di alta qualità e di alta specialità che oggi mancano.