Storia segreta del Giro d’Italia in Calabria, tra passerelle di politici e fatture non pagate

di Mimmo Famularo – Il Giro d’Italia in Calabria. Per la Regione un’occasione per promuovere il proprio brand e le bellezze del territorio tanto da stanziare con l’ausilio dei fondi europei oltre mezzo milione di euro, Iva compresa. Per i cittadini più fortunati, che la corsa rosa hanno potuto vederla transitare davanti la porta di casa o comunque nel loro paese, è stata un’opportunità per rimettere in sesto le dissestate strade cittadine e rattoppare qualche buca. Ma il Giro, specie in passato, è stato anche altro: un perfetta passerella per politici e amministratori in cerca di visibilità e consensi.

Storie di figuracce

Storie di figuracce

Non tutti sanno, però, cosa è accaduto quasi ogni volta che i riflettori si sono spenti e il Giro è passato con tutta la sua colorata carovana. Da qui in poi è iniziata una nuova corsa giocata a colpi di lettere, carte bollate, decreti ingiuntivi e atti transattivi. Storie di figuracce straordinarie, perché non sempre gli amministratori dei vari Enti locali (sindaci o presidenti di Provincia) che hanno avuto l’onore di poter ospitare nella loro città una partenza o un arrivo del Giro d’Italia si sono ricordati successivamente degli impegni in precedenza presi. All’onore di consegnare la maglia rosa o di premiare il vincitore della tappa non sempre è seguito l’onere di pagare. Se il Giro d’Italia torna puntualmente in Calabria lo si deve principalmente all’ex presidente del comitato regionale della Federciclismo, Mimmo Bulzomì, il cui impegno nella promozione di questo sport è culminato proprio con la scelta di Mileto come sede di partenza della tappa calabrese di questa edizione. Un tributo proprio a Bulzomì che, in una vecchia intervista di qualche anno fa, aveva sottolineato proprio l’irresponsabilità di alcuni amministratori e lo aveva fatto redarguendo alcuni ex sindaci del Vibonese, una delle terre predilette dal Giro d’Italia.  “La Gazzetta dello Sport – aveva denunciato Bulzomì – ci ha sempre ascoltato, anche se i nostri politici non si sono sempre comportati in modo corretto con gli organizzatori. Abbiamo avuto arrivi e partenze, ma alcuni dei nostri amministratori sono stati irresponsabili non onorando gli impegni”.

Le fatture non pagate

In effetti tra il Giro d’Italia e la Calabria c’è una storia segreta poco raccontata. E’ fatta di promesse non mantenute, impegni non rispettati, figuracce rimediate dagli stessi politici e dagli stessi amministratori saliti sul carro dei vincitori con soldi pubblici, tra l’altro mai liquidati o, nella migliore delle ipotesi, erogati solo a metà e dopo ripetuti solleciti di pagamento. Casi del genere in provincia di Vibo Valentia si sono registrati puntualmente a ogni passaggio negli scorsi anni. Il rapporto idilliaco con il Giro è stato quindi spezzato per colpa di chi prima ha fatto di tutto per organizzare un arrivo o una partenza nella propria città salvo poi dimenticare di saldare il conto o, addirittura, negare di essere a conoscenza che la corsa rosa passasse sul territorio da lui amministrato. Sembra paradossale ma è successo anche questo: vestire la maglia rosa in diretta nazionale e mesi dopo rispondere a un sollecito di pagamento scrivendo di non saperne nulla del passaggio del Giro d’Italia sulle proprie strade. E in questi anni Mimmo Bulzomì ha dovuto anche vestire i panni di pompiere per evitare che a pagare dazio fosse l’intero territorio. Perché in Calabria e, soprattutto, nel Vibonese, assistito allo spettacolo in prima fila, premiato il vincitore, vestita la maglia rosa e conclusa la festa, più di qualche amministratore si è dimenticato di saldare il conto.

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