Strage vigili del fuoco, Reggio: folla in duomo per salutare Nino

“La logica della delinquenza non cambia se la mano assassina dice che non voleva questo massacro”.

A dirlo, il vescovo di Reggio Calabria, Giuseppe Fiorini Morosini, ai funerali di Antonino Candido, uno dei tre vigili del fuoco deceduti nell’esplosione di una cascina a Quargnento, in provincia di Alessandria. Le esequie si sono tenute alle ore 14 nel duomo cittadino stracolmo di gente comune e di tutti i vigili del fuoco reggini, presenti anche rappresentanti di tutti i comandi provinciali della Calabria e del comando di Catania, i cui elicotteristi quotidianamente lavorano a stretto contatto coi colleghi reggini. Tra le autorità hanno partecipato il sindaco Giuseppe Falcomatà, il presidente del consiglio regionale Nicola Irto, il prefetto Massimo Mariani, il questore Maurizio Vallone e i vertici delle forze dell’ordine.

A dirlo, il vescovo di Reggio Calabria, Giuseppe Fiorini Morosini, ai funerali di Antonino Candido, uno dei tre vigili del fuoco deceduti nell’esplosione di una cascina a Quargnento, in provincia di Alessandria. Le esequie si sono tenute alle ore 14 nel duomo cittadino stracolmo di gente comune e di tutti i vigili del fuoco reggini, presenti anche rappresentanti di tutti i comandi provinciali della Calabria e del comando di Catania, i cui elicotteristi quotidianamente lavorano a stretto contatto coi colleghi reggini. Tra le autorità hanno partecipato il sindaco Giuseppe Falcomatà, il presidente del consiglio regionale Nicola Irto, il prefetto Massimo Mariani, il questore Maurizio Vallone e i vertici delle forze dell’ordine.

“Il dolore per questa morte  è incolmabile, come il dolore per ogni morte – ha esordito il vescovo – ma tanto più incolmabile questo perché assurdo, provocato dall’odio cieco di chi si pone al di fuori dalle regole del vivere umano e civile, ahimé forse anche religioso, per quella matrice cristiana che gran parte di noi portiamo dentro, perché battezzati”.

“Cecità coltivata nell’assurda convinzione egoistica, matrice di ogni organizzazione malavitosa, che nessuno mai deve intralciare il mio interesse, il mio tornaconto, costi quel che costi, anche la morte di persone innocenti, che servono la collettività, esponendo abitualmente la propria vita. Non importa neanche il dolore di una giovane sposa e quello di una madre e di un padre e di una famiglia intera. È la logica della delinquenza e di ogni atto delinquenziale che non si ferma dinanzi ad alcun valore, avendo posto al vertice di tutto l’idolatria dell’io, la sete del guadagno e la soluzione dei propri problemi. E non cambia questa logica, se la mano assassina, dice, che non voleva questo massacro”.

Al termine delle esequie la bara è stata portata in spalla dai vigili del fuoco fuori dal duomo, dove c’erano i tifosi della Reggina, amici di Antonio Candido, ad attenderlo con uno striscione “Ciao Nino vivrai per sempre nei nostri cuori”, e intonare cori al passaggio del feretro con l’accensione di due fumogeni.

Foto Ansa

Redazione Calabria 7

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