“Giuseppe Graviano faccia luce sulle stragi del ’93-’94, che hanno condizionato e stanno condizionando, la vita civile del Paese”.
Lo ha detto Antonio Ingroia, difensore di parte civile per le famiglie dei carabinieri Antonino Fava e Vincenzo Garofalo, il 18 gennaio 2020, nell’aula bunker di Reggio Calabria, dov’è in corso il processo “‘Nrangheta stragista” su un presunto patto fra le mafie calabrese e sciliana finalizzato all’attuazione di un disegno eversivo che prevedeva, fra l’altro, attentati contro l’arma dei Carabinieri.
Lo ha detto Antonio Ingroia, difensore di parte civile per le famiglie dei carabinieri Antonino Fava e Vincenzo Garofalo, il 18 gennaio 2020, nell’aula bunker di Reggio Calabria, dov’è in corso il processo “‘Nrangheta stragista” su un presunto patto fra le mafie calabrese e sciliana finalizzato all’attuazione di un disegno eversivo che prevedeva, fra l’altro, attentati contro l’arma dei Carabinieri.
Per l’ex pm di Palermo, che indagò sulle stragi con Antonino Di Matteo, “molta verità è emersa in questo processo grazie al lavoro puntiglioso del Procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo e della Dda di Reggio Calabria, ma sappiamo che altri sono coinvolti e non solo Giuseppe Graviano e Rocco Santo Filippone, e i due giovani autori materiali, Calabrò e Villani.
Graviano – ha proseguito – fornisca ai magistrati elementi utili su chi voleva la strage allo stadio Olimpico di Roma, un attentato, come disse Gaspare Spatuzza, che fallì per il guasto del telecomando che avrebbe innescato l’ esplosione dell’ordigno.
Emerge chiaramente – ha proseguito Ingroia nella sua arringa – un chiaro sistema criminale su cui ancora c’è bisogno di chiarire profili e aspetti che vanno ben oltre gli imputati di oggi.
Non solo sono state colpite due famiglie in maniera esecrabile, non solo venne colpita frontalmente l’ Arma dei carabinieri, ma l’ intera comunità nazionale con finalità terroristica. Vogliamo perciò giustizia e verità vera e integrale, su due vittime, due carabinieri colpiti a caso.
Questo processo è una pietra miliare, il primo processo in Italia alla “Cosa unica”, cosa nostra e ‘ndrangheta insieme in un’ unica strategia conveniente per le due organizzazioni criminali più agguerrite del paese.
Graviano sa meglio di noi come stanno tutte le cose, sta a lui riflettere. Dica – ha aggiunto – chi spingeva, sollecitava gli attentati contro i carabinieri e nel resto del Paese”.
“C’è stata – secondo Ingroia – una parte dirigente di questo Paese che si è svelata criminale: massoneria deviata, falange armata, politica deviata, che hanno dato vita a un unica centrale di disinformazione e deviazione per perpetuare il sistema politico mafioso, dentro il quale sono stati commessi delitti di “guerra”- Falcone e Borsellino- e di “trattativa”, come questo duplice omicidio (i carabinieri Fava e Garofalo, ndr)”.
“Il “mondo di sopra è finora rimasto indenne – ha concluso Ingroia – ma siamo sulla strada giusta perché la verità che viene fuori da questo processo fa paura. L’ Italia è l’ unico Paese al mondo per livello di commistione tra lecito e illecito, incapace di fare i conti con il proprio passato. Ma sono convinto che la verità prevalga sempre perché contiene una forza intrinseca che è la forza dei fatti”.Il processo riprenderà lunedì 21 luglio sempre nell’aula bunker.
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Redazione Calabria 7