Un’associazione ‘ndranghetistica, dedita al riciclaggio, alle intestazioni fittizie al reimpiego di danaro di provenienza illecita. Un gruppo criminale, che acquisisce direttamente o indirettamente il pieno controllo delle attività economiche nel settore turistico- immobiliare, dell’abbigliamento, della ristorazione, degli appalti, sotto l’egida del clan Mancuso di Limbadi, stroncato nell’operazione della Dda di Catanzaro, coordinata dal procuratore capo Nicola Gratteri, nome in codice “Imperium”, che ha portato la Guardia di finanza del capoluogo a notificare un decreto di sequestro per un ammontare di oltre 11milioni di euro con contestuale provvedimento di fermo nei confronti di 4 persone, atto nel quale compaiono 48 indagati in tutto, 18 dei quali destinatari di perquisizioni da parte degli uomini delle Fiamme Gialle, coordinati dal colonnello Daniele Tino (LEGGI).
Le direttive del clan, l’ambasciate e l’esclusiva sulla forniture
Le direttive del clan, l’ambasciate e l’esclusiva sulla forniture
Ciascuno di loro aveva ruoli e compiti ben precisi: Assunto Natale Megna, partecipe dell’ associazione, è considerato punto di riferimento dei vertici apicali della cosca sul comprensorio di Nicotera Marina. Inizialmente agisce sotto le direttive di Giuseppe Mancuso detto “Peppe Mbroglia”, in seguito sotto quelle di Luigi Mancuso, sfruttando la forza di intimidazione della consorteria , il vincolo di parentela che lo lega al cognato Pantaleone Mancuso, detto “Scarpuni” e a suo fratello Francesco detto “Bandera” e i pregressi rapporti con Pantaleone Mancuso detto “l’Ingegnere” e con Diego Mancuso. Rapporti che gli consentono di assumere una posizione commerciale dominante sul territorio, nelle relazioni con altri imprenditori del settore e con i gestori delle strutture ricettive alle quali impone l’esclusività nelle forniture. Megna, amministratore di fatto ed effettivo dominus delle società Ittica Nicotera S.a.s. di Buccafusca Marianna & C. (dichiarata fallita) e della società Ittipesca S.r.l. – (formalmente amministrata dal figlio Giuseppe Daniele Megna), veicola agli altri sodali le direttive e le “ambasciate” di Luigi Mancuso, oltre ad assumere, di concerto con il boss, iniziative nel settore turistico –ricettivo, per radicare i tentacoli della cosca nei settori nevralgici per l’economia del territorio.
Il controllo sul Sayonara e il Cliffs
In particolare Assunto Natale Megna, assumendo – con il benestare Luigi Mancuso il controllo di fatto del Villaggio Sayonara di Nicotera Marina e dell’Hotel Cliffs di Joppolo, fornisce un contributo determinante alla realizzazione del programma criminale della cosca, diretto alla sistematica acquisizione di proventi illeciti e alla sua espansione economica e imprenditoriale. In base al provvedimento vergato dai magistrati della Dda di Catanzaro Antonio De Bernardo, Annamaria Frustaci e Andrea Buzzelli, Megna riceve e consegna periodicamente al boss le somme di denaro elargite da persone incaricate alla gestione del villaggio Sayonara.
I tentativi di eludere le attività investigative e gli interessi di famiglia
In esecuzione delle direttive impartite da Luigi Mancuso e dal suo braccio destro Pasquale Gallone, insieme al figlio Pasquale Alessandro Megna, favorire la latitanza di Marcello Pesce, aiutandolo ad eludere le investigazioni e a sottrarsi all’arresto nell’operazione della Dda di Reggio “All Inside 2”, offrendo un significativo contributo al rafforzamento della storica alleanza tra la famiglia Mancuso e i Pesce di Rosarno. Francesco Mancuso, detto “Bandera”, rappresenta sul territorio il fratello Pantaleone Mancuso quando viene arrestato in seguito alle operazioni Black Money, Gringia, Romanzo Criminale -Dietro le Quinte. Simulando una posizione defilata, intrattiene costanti rapporti con lo zio Luigi Mancuso, tramite Assunto Natale Megna, Pasquale Gallone e Gaetano Molino, al quale palesa in più occasioni gli interessi “di famiglia” nel villaggio Sayonara e nella riscossione degli introiti derivanti dalla sua gestione. Si da da fare nelle iniziative volte al riciclaggio dei proventi illeciti della cosca, rilevando, tramite il suo prestanome Paolo Mercurio, una serie di attività economiche tra cui una piadineria ubicata a Milano ed un’attività ittica con sede prima a Vibo e poi in Marcellinara. Paolo Mercurio sfrutta il rapporto di lungo corso che lo lega ad Assunto Natale Megna e ai fratelli “Scarpuni e “Bandera”, impiega i proventi illeciti delle attività criminose di questi ultimi, adoperandosi per avviare, direttamente o attraverso interposte persone, diverse attività di interesse della cosca, consegnando periodicamente a Francesco Mancuso i soldi derivanti da queste attività.
Le informazioni segrete sulle indagini in corso rivelate agli uomini del clan
Domenico Capitò già sotto le direttive di “Peppe Mbroglia” e in seguito sotto le direttive di Luigi Mancuso, si prodiga, quale percettore degli introiti illeciti della cosca, a consegnare personalmente a questo ultimo le somme di denaro che venivano prelevate ad opera di Megna, dalle persone incaricate della gestione del villaggio Sayonara. Ma c’è di più. Si attiva per ottenere notizie riservate o coperte dal segreto istruttorio su indagini in corso, su esponenti della cosca Mancuso, rivelando le informazioni ai sodali ed in particolare ad Assunto Natale Megna. Ottiene una posizione commerciale rilevante sulle forniture di prodotti alimentari nei confronti delle strutture ricettive del comprensorio, sfruttando la sua appartenenza mafiosa, prima tramite la ditta individuale della moglie e, successivamente dalla A.F. S. Investment S.r.l., costituita formalmente dai figli nel dicembre 2020, ma di fatto gestita dal Cupitò. E poi c’è Francesco Polito che conduce secondo le precise indicazioni ricevute inizialmente da Scarpuni e da Luigi Mancuso diverse strutture ricettive.
I villaggi turistici base operativa della ‘ndrangheta e i soldi per i detenuti
Vengono menzionati il “Villaggio Sayonara” ubicato in Nicotera Frazione Marina, l ‘“Hotel Cliffs” di Joppolo cedendone poi a Megna la successiva conduzione tramite la Essegroup news srls e la Takoda S.r.l., consentendo che entrambe le strutture diventassero basi logistico-operative della cosca, per summit di ‘ndrangheta e per favorire la latitanza e l’irreperibilità degli associati, oltre che come strumento per realizzarne gli interessi economico-patrimoniali dell’associazione, attraverso l’impiego di personale dipendente indicato dalla consorteria. Domenico Antonio Ciconte, detto “Mimmo a bestia”, corrisponde periodicamente delle somme di denaro agli appartenenti alla cosca, per il sostentamento familiare durante la detenzione e per il pagamento delle spese legali e processuali, inoltre, in virtù dei pregressi rapporti intrattenuti con Diego Mancuso, Domenico Scardamaglia, detto Pajjuni, con “l’Ingegnere”, nonché in virtù dello stretto legame, con Luigi Mancuso e con Assunto Natale Megna, in qualità di imprenditore riesce ad aver la leadership sui lavori di taglio boschivo, per aggiudicarsi i quali, chiede l’intervento dei propri sodali con l’interessamento dei vertici apicali della cosca Anello di Filadelfia.
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