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Strutture turistiche, assunzioni e appalti nel Vibonese: dal fermo al carcere (NOMI)

Convalidato il fermo nei confronti di Assunto Natale Megna, definito nelle carte della Dda "l'uomo dei due mondi". Adesso gli atti passano al gip distrettuale di Catanzaro
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Il gip di Vibo Valentia, Barbara Borrelli ha emesso una ordinanza di custodia cautelare in carcere per i tre vibonesi destinatari del fermo della Dda di Catanzaro nell’ambito dell’operazione “Imperium”. Fermo convalidato per il solo Assunto Natale Megna per il quale sono stati ritenuti sussistenti sia il pericolo di fuga che l’inquinamento probatorio. Per gli altri due (Francesco Mancuso alias “Bandera” e Domenico Cupitò), invece, il provvedimento non è stato confermato ma, come riferito, viene confermata la misura cautelare in carcere per effetto dell’ordinanza. Il magistrato successivamente ha dichiarato la propria incompetenza funzionale trasmettendo gli atti al gip distrettuale di Catanzaro che avrà 20 giorni per emettere una nuova ordinanza. Nell’indagine risulta attinto da un analogo provvedimento di fermo, Paolo Mercurio, di Marcellinara, comparso davanti al gip di Catanzaro.

L'”uomo dei due mondi”

L'”uomo dei due mondi”

Assunto Natale Megna, padre del collaboratore di giustizia, Pasquale, ricoprirebbe il ruolo di partecipe dell’associazione, punto di riferimento dei vertici apicali della cosca sul comprensorio di Nicotera Marina, inizialmente sotto le direttive di Giuseppe Mancuso, cl’ ’49, detto “Peppe Mbroglia” ed in seguito sotto le direttive di Luigi Mancuso. In qualità di amministratore delle società Ittica Nicotera di Buccafusca Marianna & Coì (dichiarata fallita) e della Ittipesca Srl (formalmente amministrata dall’altro figlio Giuseppe Daniele), è accusato di aver agli altri sodali le direttive e le “ambasciate” di Luigi Mancuso, oltre ad assumere, di concerto con lo stesso, iniziative nel settore turistico–ricettivo, dalle quali sarebbe derivato il radicamento della cosca nei settori nevralgici per l’economia del territorio.

Il controllo del villaggio “Sayonara”

In particolar modo, avrebbe assunto – con il benestare del boss di Limbadi – il controllo di fatto del villaggio “Sayonara” di Nicotera Marina e dell’Hotel Cliffs di Joppolo, fornendo un contributo determinante alla realizzazione del programma criminoso della cosca, diretto alla sistematica acquisizione di proventi illeciti ed alla sua espansione economica ed imprenditoriale. Infine è accusato di aver ricevuto e consegnato periodicamente a Luigi Mancuso le somme di denaro elargite dai soggetti incaricati della gestione del villaggio “Sayonara”.

Domenico Cupitò, con il ruolo di partecipe, già sotto le direttive di Giuseppe Mancuso, cl’ ’49, detto “Peppe Mbroglia”, ed in seguito sotto le direttive di Luigi Mancuso, si sarebbe prodigato, quale percettore degli introiti illeciti della cosca, a consegnare personalmente allo stesso Mancuso le somme di denaro che venivano prelevate, ad opera di Assunto Natale Megna, dai soggetti incaricati della gestione del villaggio “Sayonara”; si sarebbe attivato, inoltre, per ottenere notizie riservate e/o coperte dal segreto istruttorio in ordine alle indagini in corso, a carico di esponenti della cosca Mancuso, rivelando le informazioni ai sodali ed in particolare a Megna.

Gli interessi di famiglia nel villaggio “Sayonara”

Francesco Mancuso, avrebbe avuto anch’egli il ruolo di partecipe della associazione, rappresenta sul territorio il fratello Pantaleone Mancuso, alias Scarpuni a partire dal momento della sua carcerazione dopo l’operazione Gringia, Romanzo Criminale-Dietro le quinte, del 2012. Inoltre, “simulando una posizione defilata”, avrebbe intrattenuto costanti rapporti con lo zio Luigi Mancuso per il tramite di Megna, Pasquale Gallone e Gaetano Molino, ai quale avrebbe palesato in più occasioni gli interessi “di famiglia” nel villaggio Sayonara e nella riscossione degli introiti derivanti dalla sua gestione. Nell’attualità, si sarebbe invece adoperato nelle iniziative volte al riciclaggio dei proventi illeciti della cosca, rilevando, per il tramite del suo prestanome Paolo Mercurio, una serie di attività economiche tra cui una piadineria ubicata a Milano ed un’attività ittica ubicata prima in Vibo Valentia e poi a Marcellinara.

Proventi illeciti impiegati nelle attività criminose

Infine anche per Paolo Mercurio ruolo di partecipe della associazione, in quanto avrebbe sfruttato il rapporto di lungo corso che lo lega ad Assunto Natale Megna ed ai fratelli Pantaleone e Francesco Mancuso “impiegando i proventi illeciti delle attività criminose di questi ultimi, adoperandosi per avviare, direttamente o per il tramite di altri soggetti interposti, diverse attività di interesse della cosca – tra cui la piadineria a Milano ed un’attività ittica a Marcellinara, consegnando periodicamente a Francesco Mancuso gli introiti derivanti da tali attività”. (f.p.)

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