Burocrazia ostile agli studenti dell’ateneo catanzarese. Un giovane esasperato dai continui disservizi racconta la sua ultima ingiusta disavventura. “Ho 23 anni e sono uno studente iscritto al corso di laurea in Giurisprudenza dell’Università degli Studi Magna Grecia di Catanzaro. Da 8 anni combatto contro il cancro, una battaglia personale che tante volte mi ha rubato risorse e tempo ai miei studi. Ormai – spiega lo studente – vivo in maniera pacifica i miei “intoppi” accademici dovuti alla mia condizione, ma per troppo tempo sono stato in silenzio davanti all’inettitudine degli organi di Ateneo davanti alle mie domande di ascolto. Non per ultimo il caso dell’esame di Diritto Processuale Civile di lunedì 11 Ottobre. Avevo chiesto al corpo docente di poterlo sostenere da remoto e con molta gentilezza i professori di erano dimostrati disponibili, ma mi hanno risposto che doveva essere il Direttore di Dipartimento a pronunciarsi in merito. Contattato il suddetto direttore, due giorni prima dell’appello stesso (un sabato tra l’altro) mi rispose che solo il Rettore in persona poteva autorizzare questa banale procedura. Rettore che si è pronunciato ad appello ormai concluso affermando che non era sua competenza, ma della segreteria didattica del Dipartimento”.
“Vorrei che gli uffici funzionassero”
“Vorrei che gli uffici funzionassero”
“Questo continuo rimpiattello – dichiara il giovane studente – non solo mi è costato tempo e fatica di organizzare la possibilità di fare l’esame, ma va’ costantemente a sfibrare la mia voglia di rivalere sulla mia condizione, e gareggiare alla pari con i miei colleghi nella corsa verso la realizzazione. Questo è solo uno degli innumerevoli eventi accaduti, come l’ufficio Mobilità Internazionale che il massimo di sensibilità che conosce per riferire ad uno studente che non vuole minimamente occuparsi della sua condizione è “doveva pensarci prima”. Prima di ammalarmi di tumore, certo. Io non voglio che le mie richieste siano sempre e comunque esaudite, io vorrei vedere gli uffici funzionare e fare ciò a cui sono preposti, aiutando gli studenti e non sottoponendoli a continue sofferenze e frustrazioni. Spero che tutti i sentiti in causa possano fare un esame di coscienza”.