“Mentre chiediamo alla politica di studiare soluzioni, di avere una visione coraggiosa, di non farsi ingolosire dalle risposte pret-à-porter, offriamo noi stessi come strumenti. Uno strumento di dialogo, di confronto, di analisi, di critica costruttiva. E di intraprendenza”.
Lo si legge sui profili social delle Sardine dopo il loro incontro con il ministro del Sud Peppe Provenzano.
Lo si legge sui profili social delle Sardine dopo il loro incontro con il ministro del Sud Peppe Provenzano.
“Con l’incontro di oggi inauguriamo una nuova stagione di politica sardina che passa dalla contaminazione tra Nord e Sud, tra giovani e pensionati, tra cittadinanza e politica. Al Papeete lo avevamo già detto e oggi lo ribadiamo. Che ognuno stia al suo posto: i politici in Parlamento, le sardine in mare aperto, nessuno sul divano, né in poltrona. Rimbocchiamoci le pinne” spiegano le Sardine.
“Contrasto alle mafie, istruzione, dissesto idrogeologico, infrastrutture, ambiente, salute e lavoro” sono i temi toccati durante il colloquio.
Mai come oggi noi cittadini abbiamo la possibilità di essere protagonisti nel sostenere un modello di sviluppo che trasformi il Sud e tutta Italia in un acquario da riempire invece che in un bacino condannato a svuotarsi.
Siamo ben felici che oggi il Ministro Provenzano e il Ministro Boccia domani, abbiano risposto alla lettera dell sardine pugliesi e accolto una delegazione delle pescioline del Sud. Un segno di attenzione a cui con molta franchezza faremo seguire una assidua fase di osservazione puntuale. A Sud di Roma, la variabile tempo non è più una variabile ininfluente. E’ ripetitivo e frustrante parlare delle analisi sui divari strutturali, sociali, sanitari, in istruzione. Il dati si intrecciano e si ritrovano in una qualsiasi delle ricerche statistiche pubblicate da SVIMEZ, EURISPES, ISTAT, passando per i dati delle organizzazioni sanitarie e quelle sugli indicatori BES di tutta Italia.
Non incalziamo solo per battere cassa, ma per porre una domanda precisa alla politica: “Che idea di Italia abbiamo in mente?”
Quella dei freddi numeri sui fabbisogni LEP o quella delle opportunità uguali ad ogni latitudine e longitudine del nostro paese. Non conosciamo nel dettaglio il Piano per il Sud ma crediamo sia arrivato il momento di renderlo partecipato davvero coinvolgendo enti, associazioni, corpi intermedi locali che ben conoscono le emergenze del territorio e non li interpretano sulla base dei freddi numeri ministeriali.”