l'analisi

Svolta (s)Fiorita a Catanzaro, nuova giunta con virata a destra: il trionfo del sindaco “ombra” Talerico

E' riuscito a mettere sotto scacco il sindaco, depotenziare l’altro big del centrodestra catanzarese Mancuso e far saltare l'accordo con Donato
talerico lupi

Nasce il Fiorita-bis a Catanzaro. Da ogni punto di angolazione si guardi è un capolavoro politico di Antonello Talerico. In un colpo solo è riuscito a mettere sotto scacco il sindaco, depotenziare l’altro big del centrodestra catanzarese Filippo Mancuso ed è stato abile nel far saltare l’accordo con Azione e con il gruppo guidato da Valerio Donato. Il vero vincitore di questa partita è proprio lui, capace di imprimere l’accelerata decisiva al rimpasto per evitare il ritorno in campo dei fratelli Guerriero che aspiravano a occupare un posto in giunta. Non solo, Talerico ha messo sull’operazione persino il timbro di Noi Moderati, il partito al quale aderiranno i neo-assessori Giorgio Arcuri (delega all’Ambiente e alla Protezione civile) e Giusy Pino (Politiche sociali e politiche del Lavoro). Il primo era stato eletto consigliere comunale tra le file del centrodestra; la seconda era considerata vicina a Filippo Mancuso e si dice che a sponsorizzarla sia stato Rosario Lostumbo, ex assessore di Abramo, eletto tra le file della Lega, transitato nel gruppo Misto e oggi vicino a Talerico che cala il tris nell’esecutivo con la riconferma alle attività produttive di Antonio Borelli. Sette consiglieri, tre assessori con deleghe pesantissime. Un trionfo, non c’è dubbio.

I malumori dei big del Partito democratico

I malumori dei big del Partito democratico

Come preannunciato si passa dunque dal Fioritallini al Fioritalerico. Un vero e proprio bicolore retto sulla diarchia Nicola Fiorita-Antonello Talerico che spaventa il centrodestra catanzarese e i big del Partito democratico dove si segnalano malumori e imbarazzi. Le mosse del sindaco non sono piaciute ai vertici cittadini, provinciali e regionali dei dem provocando un’acuta irritazione. Intanto Fiorita ha portato avanti la trattativa con Valerio Donato e compagni senza coinvolgere i rappresentanti del Pd che spingevano verso questa direzione per perimetrare all’interno del centrosinistra la nuova maggioranza. Lo stesso Fiorita ha rimosso Aldo Casalinuovo venendo meno all’accordo preso prima delle elezioni comunali con il diretto interessato per evitare uno scontro fratricida a sinistra e ha confermato nel ruolo di assessore Marina Mongiardo, considerata un anno fa un tecnico sia dal primo cittadino che dalle articolazioni territoriali del Pd. Oggi il sindaco la inquadra in quota Schlein lasciando intendere un accordo con la segreteria nazionale che tanto somiglia a un’azione di scavalco a chi Fiorita lo ha voluto, sostenuto e fatto candidare: Irto, Alecci e Giampà, in primis. Di fatto, il Pd perde Aldo Casalinuovo e porta a casa un assessore e mezzo con l’importante riconferma a vice sindaco di Giusy Iemma, presidente regionale e massima rappresentante catanzarese dell’area Bonaccini. Il massimo possibile visto il ragionamento del tandem Talerico-Fiorita in sede di trattative: due consiglieri, un assessore. Roba da manuale Cencelli, insomma.

Il cambiavento

Per arginare la forza di Talerico, il sindaco avrebbe dovuto aprire le porte al gruppo di Valerio Donato che – secondo fonti accreditate – avrebbe alzato troppo il prezzo. Nessun posto in Giunta ma deleghe specifiche per dare un forte impulso all’azione amministrativa la visione del leader di Rinascita, oggi alla guida di Azione a Catanzaro. Fiorita avrebbe quindi dovuto cedere un pezzo di potere. Ha preferito rimanere l’interruttore che Talerico può accendere e spegnere a suo piacimento. Ha provato a sanare i diffusi mal di pancia dell’ala sinistra ingolosendola con un posto in più a tavola e l’ingresso di Nunzio Belcaro, persona molto stimata in città che lasciando il Consiglio comunale apre le porte a Alberto Carpino, fedelissimo di Fiorita, fresco di nomina a direttore tecnico dei lavori dello stadio Ceravolo. Un modo per accontentare il suo popolo e blindare la sua maggioranza in attesa di tempi difficili. Non è tutto oro quello che luccica e l’orizzonte potrebbe portare nubi. Già quel vento di cambiamento che un anno fa spirava a sinistra oggi ha ufficialmente cambiato direzione con una netta virata a destra. Chiamatela realpolitik o, se volete, cambiavento.

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