Il termine “tafazzismo” è entrato da più di dieci anni tra i neologismi a cui anche la Treccani ha consegnato dignità: «Il masochismo tipico di Tafazzi, personaggio televisivo interpretato da Giacomo Poretti, componente del trio Aldo, Giovanni e Giacomo, comparso per la prima volta nella trasmissione “Mai dire Gol” nel 1995». La tendenza, quasi un sottile piacere, a farsi del male, è un tratto distintivo della sinistra italiana ma quella calabrese sembra ormai aver cronicizzato questa pratica tanto da riproporla, uguale a se stessa, un anno e mezzo dopo le elezioni che nel gennaio 2020 incoronarono Jole Santelli, poi scomparsa prematuramente, prima donna presidente della Regione.
Zinga in grembiule tra i tonni
Zinga in grembiule tra i tonni
All’epoca il Pd, in perenne crisi d’identità e alla ricerca di un candidato civico che potesse allargare il famigerato campo, puntò su Pippo Callipo: l’imprenditore annunciò la sua discesa in campo e subito dopo Nicola Zingaretti ne sposò la causa. L’ex segretario nazionale ci credette così tanto da presentarsi a Maierato con grembiule e cappello bianco a far visita alla nota azienda del tonno. Tutto il gotha dem locali appresso, fatta eccezione per l’area Oliverio-Adamo-Bruno Bossio, seguì Nicola e Pippo passo passo fino alla chiusura della campagna elettorale a Reggio, nell’auditorium di Palazzo Campanella. Poi andò come tutti sanno: Callipo perse e si dimise dopo sei mesi dal consiglio regionale (qui le dichiarazioni disgustate rispetto a quella esperienza), lasciandosi dietro il candidato dei 5stelle Francesco Aiello e il geologo Carlo Tansi, neanche entrati in Consiglio.
Dopo Pippo, Amalia (ed Enza)
Oggi le carte si sono mischiate, ma solo fino a un certo punto. I pentastellati hanno stretto un poco convinto accordo con il Pd – ma ancora c’è da verificare la consistenza della loro lista… – e tutti insieme, recuperata alla causa la parlamentare Enza Bruno Bossio, portano in processione un’altra candidata civica, Amalia Bruni. La neuroscienziata gode anche del sostegno di Tansi, che dopo qualche sceneggiata napoletana ora si bea di aver imposto il suo «codice etico» a una coalizione che ha vituperato fino a qualche mese fa.
I tormenti di Dema
Più a sinistra ci sarebbe Luigi de Magistris ma l’ex pm, con buona pace di Mimmo Lucano e dei “resistenti e solidali” di Rifondazione e Potere al popolo, ad ogni occasione ribadisce che il suo è un polo civico che parla a tutti, compreso chi è di destra ma non si riconosce nel ticket Occhiuto-Spirlì. L’ex pm ha annunciato che avrebbe chiuso le sue liste entro Ferragosto ma ancora non se ne ha notizia – «non so quante saranno, 5,6,7…» – e c’è già chi è pronto a scommettere che abbia qualche difficoltà a chiuderle davvero senza ricorrere a riempitori di caselle di cui non beneficerebbero le sue percentuali.
Soccorso Mario
A meno che al sindaco di Napoli non arrivi il soccorso “rosso” di Mario Oliverio, che non vuole proprio godersi le pensioni e, dopo aver già detto quando era presidente di non volersi ricandidare, dimostra di avere il dente parecchio avvelenato fin dalla scelta di Callipo e sembra avere l’unico obiettivo di far perdere il suo (quasi ex) partito. Nel pomeriggio il “colpo di scena” con cui si dice pronto al ritiro della candidatura se lo faranno anche gli altri, tentativo analogo a quello di un anno e mezzo fa
Cronaca di una sconfitta annunciata
L’esito è insomma piuttosto scontato, ma per gli amanti del genere resta la suspence di vedere quale sia, il 3-4 ottobre, l’esito della contesa interna tra i tre competitor del centrosinistra: chi arriverà secondo, terzo o quarto? Si accettano scommesse, tanto non ci saranno vincitori. Il centrosinistra calabrese, ormai è chiaro, gioca solo a perdere.
s. p.
Elezioni in Calabria, Oliverio invita de Magistris e Bruni a ritirare le candidature