Taglio guardie mediche illegittimo, Pitaro: “Cosa ha spinto l’Asp di Catanzaro a farlo?”

Pitaro

“Quando si sottovalutano l’importanza di proficue relazioni interistituzionali e le ragioni dei propri interlocutori, specie se si tratta di sindaci che quotidianamente si battono per tutelare comunità già vessate da un grave divario di cittadinanza col resto del Paese, si finisce, com’è accaduto all’Asp di Catanzaro, davanti al Tar. Col vedersi bocciare i provvedimenti e condannati alle spese per vizio di incompetenza. In più trattandosi di sanità, si rischia di provocare danni al territorio e ad esasperare i cittadini”. Lo afferma il consigliere regionale Francesco Pitaro a proposito dell’annullamento da parte del Tar della Calabria della delibera dell’Asp di Catanzaro che prevedeva la riduzione del numero delle postazioni di continuità assistenziale sul territorio (ex guardie mediche) da 60 a 25.

“Un anno fa – prosegue – quando scoppiò la polemica, dissi che l’annunciata chiusura di oltre la metà delle guardie mediche disposta dai commissari prefettizi dell’Asp, non essendo evidente il fondamento legislativo, la ratio e l’utilità generale, evidentemente mirava a far cassa sulla pelle delle persone, nell’illusione di abbattere così l’enorme disavanzo che affligge l’Ente. Hanno perciò fatto bene, in difesa del diritto costituzionale alla salute dei cittadini, i Comuni di Cardinale, Cicala, Gizzeria, Jacurso, Miglierina e Serrastretta, ad impugnare la delibera al Tar che l’ha annullata”.

“Un anno fa – prosegue – quando scoppiò la polemica, dissi che l’annunciata chiusura di oltre la metà delle guardie mediche disposta dai commissari prefettizi dell’Asp, non essendo evidente il fondamento legislativo, la ratio e l’utilità generale, evidentemente mirava a far cassa sulla pelle delle persone, nell’illusione di abbattere così l’enorme disavanzo che affligge l’Ente. Hanno perciò fatto bene, in difesa del diritto costituzionale alla salute dei cittadini, i Comuni di Cardinale, Cicala, Gizzeria, Jacurso, Miglierina e Serrastretta, ad impugnare la delibera al Tar che l’ha annullata”.

Per Pitaro “sarebbe utile oggi, anche a futura memoria, capire cos’ha spinto i decisori dell’Asp ad agire ‘assumendo una decisione estranea alla loro competenza’, come spiega il Tar. Ossia non tenendo conto dei vigenti provvedimenti regionali che stabiliscono il rapporto ottimale tra medici e abitanti e tagliando drasticamente le postazioni di continuità assistenziale portandole a 25. Soprattutto oggi – conclude – con il virus in circolazione e con gli aggiustamenti allo sbrindellato sistema sanitario regionale tuttora non effettuati, è fondamentale che le postazioni di continuità assistenziale restino 60″.

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