di Danilo Colacino – Dell’elezione a presidente del consiglio regionale di Mimmo Tallini ne hanno scritto un po’ tutti, a cominciare dagli organi di stampa nazionali che prendendo spunto dalla segnalazione a suo carico – definiamola così – nella lista degli ‘impresentabili’ divulgata alla vigilia della tornata elettorale dello scorso 23 gennaio dal più alto rappresentante della commissione parlamentare Antimafia, Nicola Morra, hanno quasi gridato allo scandalo.
Ecco allora che Repubblica e Il Fatto Quotidiano, solo per citare due esempi emblematici, hanno trinciato giudizi nient’affatto lusinghieri (eufemismo!) sul neo-capo dell’assemblea di Palazzo Campanella.
Ecco allora che Repubblica e Il Fatto Quotidiano, solo per citare due esempi emblematici, hanno trinciato giudizi nient’affatto lusinghieri (eufemismo!) sul neo-capo dell’assemblea di Palazzo Campanella.
Ma questa è una storia che a noi, nella fattispecie, interessa poco.
Nel senso che quello su cui ci vogliamo soffermare è come il risultato di ieri possa spostare gli equilibri nelle future partite politiche di Catanzaro, non appena (preghiamo affinché sia il più presto possibile) i dannati effetti del Coronavirus (quantomeno i più immediati e pericolosi) saranno svaniti o almeno tenuti sotto controllo.
E già, perché c’è una parte di centrodestra locale (da Sergio Abramo a Wanda Ferro, passando per Baldo Esposito e Piero Aiello), diciamo tutto lo schieramento in sostanza non talliniano o meglio non forzista, che aveva un disegno chiaro in testa: Sergio Abramo in Regione e Marco Polimeni al suo posto.
Piano che potrebbe parimenti attuarsi con Abramo a Roma (in uno dei due rami del Parlamento, come ovvio) e Polimeni sindaco.
Sì, ma c’è un però, si direbbe in modo gergale e inappropriato. Quale?
Che lo schemino al Mimmo ora pure presidente sembra non piacere. Neanche un po’.
E quindi la faccenda per il giovane Marco si fa parecchio complicata. Perché se da un lato potrebbe far comodo, pure a Tallini, un Abramo serenamente ‘impoltronato’ nella capitale, assai meno invece gli farebbe comodo un Polimeni primo cittadino.
Seconda guerra in vista, dopo quella degli ultimi 15 mesi circa per il vertice della Cittadella, di conseguenza?
Difficile dirlo ora, ma le premesse ci sono tutte e se i pronostici dovessero essere rispettati un euro (non oltre, per carità) sul possibile rivale di Marco Polimeni lo punteremmo.
Già, ma chi è questo avversario? Altra individuazione non facile.
Potrebbe essere interno o, di contro, del centrosinistra. Coalizione, quest’ultima, al momento forzatamente in…panca, ma desiderosa di rimettersi in gioco.
Una volontà che nel capoluogo potrebbe riproporre la figura di Nicola Fiorita o anche un altro paio di personaggi di spessore (i nomi li sappiamo, ma sarebbe davvero prematuro farli), i quali avrebbero tutte le carte in regola per sedersi sullo scranno (i puristi della lingua direbbero scanno) più alto di Palazzo De Nobili.
E sarebbero candidati talmente credibili e forti da poter raccogliere simpatie, e in particolare, voti bipartisan.