di Maria Teresa Improta – Accoltellato nel suo taxi a Cosenza, morì in ospedale. Era il 13 gennaio 2020 quando, dopo un ricovero all’Annunziata durato una settimana, il cuore del 53enne cosentino Antonio Dodaro smise di battere. A distanza di un anno la Squadra mobile diretta da Fabio Catalano arrestò Antonio Chianello, pregiudicato 36enne di Paola. Il collegio giudicante della Corte d’Assise di Cosenza, presieduto da Paola Lucente con a latere il giudice Marco Bilotta, ha oggi accolto la richiesta del pm Bruno Antonio Tridico e condannato Chianello a 10 anni di reclusione per omicidio preterintenzionale. L’uomo che si è sempre professato innocente, avrebbe ucciso per motivi definiti dal gip Letizia Benigno “abietti e futili”.
Il “nero” che non voleva pagare
Il “nero” che non voleva pagare
Il tassista, ascoltato durante la degenza, disse che ad aggredirlo fu un uomo di colore che non voleva pagare la corsa. Africano che non appare nelle immagini dei sistemi di videosorveglianza che filmano Antonio Dodaro nella sua auto/taxi Hyundai insieme ad Antonio Chianello. Difeso dall’avvocato Sabrina Mannarino del Foro di Paola, il presunto assassino si è sempre professato innocente. La sua versione è simile a quella della vittima: è stato un “nero” a ucciderlo per non pagare. Dopo l’omicidio maturato per ragioni di natura passionale, Chianello avrebbe tentato di depistare le indagini pur dichiarando di aver incontrato la vittima quel giorno.
Chianello accompagna Dodaro in ospedale
L’esame autoptico rivelò che vi fu una colluttazione tra Dodaro e il suo aggressore. La vittima fu raggiunta da 12 fendenti. Con un coltello venne colpito al collo a pochi centimetri dagli assi vascolari giugulari e carotidei, all’addome e un polmone venne perforato. Diverse le ferite alle mani con le quale cercò di difendersi. Nonostante un tendine venne reciso nel corso dell’aggressione, riuscì a mantenere saldo il volante e raggiungere l’ospedale insieme a Chianello. Arrivarono mentre stavano ancora litigando animatamente, una volta nel cortile del Pronto Soccorso di Cosenza, Chianello viene immortalato mentre va via a piedi. Per giustificare la sua presenza, nel corso delle indagini, disse di aver incontrato il tassista 53enne su viale della Repubblica sanguinante e di aver deciso di accompagnarlo in ospedale. Circostanze non ritenute credibili dalla Corte d’Assise di Cosenza.