“Il tema delle migrazioni parlamentari è politico”.
Lo sostiene il segretario nazionale del Nuovo Cdu, Mario Tassone, intervenendo sul tema del vincolo di mandato per i parlamentari. “C’è un’incapacità a cogliere il nocciolo vero del problema. Le migrazioni sempre più diffuse – spiega – sono la conseguenza della non politica. Se vengono meno i partiti, se non esiste più la fase formativa, se non esistono riferimenti storici e culturali ma solo l’adesione a fatti emozionali contingenti tutto è possibile. Quando c’erano i grandi partiti e il sistema elettorale proporzionale con le preferenze i ‘cambiamenti’ erano rarissimi”. ”
Lo sostiene il segretario nazionale del Nuovo Cdu, Mario Tassone, intervenendo sul tema del vincolo di mandato per i parlamentari. “C’è un’incapacità a cogliere il nocciolo vero del problema. Le migrazioni sempre più diffuse – spiega – sono la conseguenza della non politica. Se vengono meno i partiti, se non esiste più la fase formativa, se non esistono riferimenti storici e culturali ma solo l’adesione a fatti emozionali contingenti tutto è possibile. Quando c’erano i grandi partiti e il sistema elettorale proporzionale con le preferenze i ‘cambiamenti’ erano rarissimi”. ”
Nella Democrazia Cristiana – ricorda il segretario del Nuovo Cdu – facevano scandalo i rari passaggi da una corrente interna a un’altra. Se c’è solo il capo a cui rispondere perché le grandi organizzazioni politiche non esistono, si va dal migliore offerente. E poi perché recriminare quando formazioni violentemente contrapposte si sono trovate a fare il governo insieme? Di Maio e Salvini sono i protagonisti di giravolte epocali e non avvertono un minimo disagio morale”.
Secondo Tassone, “il tentativo di completare la distruzione del Parlamento è chiara. La riduzione dei parlamentari senza un’adeguata riforma costituzionale e una nuova legge elettorale proporzionale con le preferenze e il vincolo di mandato sono la fine senza speranza della democrazia”. “C’è la possibilità per ricomporre un’area di centro che avvii una fase dove la ragionevolezza prevalga sulle ‘povertà culturali’. Ci vuole coraggio, volontà e responsabilità”, conclude