Taurus, ‘ndrangheta nel Crotonese: 18 a giudizio. C’è anche un avvocato(NOMI)

La Dda di Catanzaro punta a far luce su un giro di usura, estorsione, truffa all’eolico con la regia occulta dei Grande Aracri di Cutro
lentini

di Gabriella Passariello- Tutti a giudizio. Il gup distrettuale del Tribunale di Catanzaro Antonio Battaglia ha mandato a processo 18 imputati, che hanno scelto il rito ordinario, coinvolti  nell’inchiesta della Dda guidata da Nicola Gratteri, nome in codice, “Taurus”, che mira a far luce su un giro di usura, estorsione, truffa all’eolico e presunte vendite pilotate di immobili pignorati con la regia occulta dei Grande Aracri di Cutro. Un blitz che ad ottobre dell’anno scorso aveva portato all’esecuzione di cinque arresti, in un’attività  investigativa della Guardia di finanza che si è focalizzata su cinque procedure esecutive dalle quali sarebbero emerse le manovre illegali di alcuni imputati che grazie ai legami con le maggiori ‘ndrine della provincia di Crotone, dai Megna di Papanice, ai Grande Aracri di Cutro, agli Arena di Isola Capo Rizzuto, ai Mannolo di San Leonardo di Cutro, sarebbero riusciti a far riavere i beni requisiti ai proprietari originari. Tra i rinviati a giudizio compare il nome dell’avvocato Palma Spina, 45 anni di Catanzaro .

I nomi dei 18 imputati a giudizio

I nomi dei 18 imputati a giudizio

Il giudice, accogliendo la richiesta del magistrato Paolo Sirleo, ha mandato a processo Alessandra Auditore, 43 anni di Crotone;  Giancarlo Caterisano, 41 anni di Isola Capo Rizzuto; Francesco Correale, 47 anni di Crotone; Gaetano Correale, 22 anni di Crotone; Cesare Curatola, 76 anni di Catanzaro; Francesco Falcone, 71 anni di Cutro; Giuseppe Gigliarano, 36 anni di Conegliano Veneto; Rocco Gigliarano, 41 anni di Isola Capo Rizzuto; Giuseppe Giordano, 63 anni di Crotone; Giorgio Leo, 57 anni di Crotone;  Rosario Mattace, 41 anni di Crotone; Gerardo Padula, 61 anni di Crotone; Antonio Provenzano, 64 anni di Isola Capo Rizzuto; Francesco Rondinelli, 51 anni di Isola Capo Rizzuto; l’avvocato Palma Spina, 45 anni di Catanzaro; Maurizio Staglianò, 47 anni di Cropani; Giuseppe Verterame, 72 anni di Isola Capo Rizzuto e Gregorio Viscomi, 53 anni di Botricello. L’udienza dibattimentale inizierà davanti ai giudici del Tribunale collegiale di Crotone il prossimo 7 luglio e spetterà agli avvocati difensori (nel cui collegio compaiono i nomi di Anna Marziano, Gregorio Viscomi, Pasquale Le Pera, Mario Siniscalco, Mario Nigro, Luigi Falcone, Tiziano Saporito, Luigi Colacino, Carolina Carone, Alessandro Parisi, Nicola Colacino, Salvatore Iannone), tentare di smontare le ipotesi accusatorie. Per altri 9 imputati, sempre coinvolti nella stessa inchiesta, sette dei quali hanno optato per l’abbreviato e in due hanno chiesto di patteggiare la pena, il processo proseguirà il prossimo 3 giugno (LEGGI).

L’avvocato e il  poliziotto “complici”

Secondo le ipotesi di accusa, su richiesta del legale Spina e il poliziotto Antonio Lia, 55 anni, di Catanzaro (che ha optato per il rito abbreviato), avrebbe indotto due suoi colleghi dello stesso ufficio (all’oscuro delle reali ragioni) “a effettuare interrogazioni alle banche dati in uso alla Polizia di Stato” nei confronti di sei persone, alcune delle quali oggi finite nel calderone dell’inchiesta. Secondo gli inquirenti l’obiettivo sarebbe stato quello di verificare la presenza di informazioni nello Sdi del Ministero dell’Interno. I fatti contestati dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri si sarebbero verificati tra il 9 gennaio e il 24 maggio del 2019. Nella prima circostanza, Lia, in qualità di ufficiale della polizia giudiziaria, su richiesta dell’avvocato Palma Spina, simulando “finalità istituzionali” per giustificare la verifica, avrebbe indotto un assistente capo in servizio nel suo stesso ufficio a effettuare interrogazioni alle banche dati in uso alla Polizia di Stato nei confronti, tra gli altri, di Laura e Giuseppe Gigliarano. La stessa cosa si sarebbe verificata nel maggio del 2019 con un sovrintendente della Polizia di Stato (anche lui ignaro di tutto) indotto a chiedere informazioni nei confronti di una terza persona. Fatti aggravati dall’essere stati commessi da un pubblico ufficiale sul sistema informatico di interesse pubblico (LEGGI).

Turbata libertà degli incanti

L’avvocato Palma Spina risulta imputata, insieme a Cesare Curatola e Francesco Rondinelli, di turbata libertà degli incanti, trasferimento fraudolento di valori e tentata estorsione in relazione a una procedura immobiliare del Tribunale di Crotone avente per oggetto una porzione di fabbricato a due piani fuori terra destinato ad albergo e ristorante e ubicato nella frazione Le Castella di Isola Capo Rizzuto.

L’operazione “Taurus” e gli arresti

Ad ottobre dell’anno scorso con l’accusa, a vario titolo, di usura aggravata dalle modalità mafiose, estorsione e abusivismo finanziario erano stati arrestati Giuseppe Turrà, di Cutro, imprenditore agricolo; Domenico Grande, di Crotone, commerciante al dettaglio; Salvatore Lorenzano, di Crotone, dipendente di cantieri edili; Antonio Franco, di Isola Capo Rizzuto, dipendente in una cooperativa di pesca e Antonio Grande di Cutro, piccolo imprenditore agricolo, padre di Domenico. Gli ultimi tre erano finiti ai domiciliari. Secondo quanto ricostruito dalla Finanza i cinque avrebbero concesso 100mila euro a cinque piccoli imprenditori locali operanti nel settore edile e nel commercio al dettaglio ottenendo, anche con minacce e pressioni psicologiche, vantaggi economici per oltre 75mila euro. In un caso, per un prestito di 5mila euro, sarebbero stati corrisposti, in 5 anni, interessi per 30mila euro.

In relazione al fissazione dell’udienza preliminare del procedimento “Taurus” riceviamo e pubblichiamo una nota dell’avvocato Italo Reale per conto dell’ingegnere Maurizio Stagliano:

“Come ricorderà, il Suo giornale ha pubblicato la notizia della fissazione dell’udienza preliminare del
procedimento “Taurus” che rappresenta la definizione giudiziaria delle indagini contro
un’associazione mafiosa dedita all’usura, all’estorsione nonché alla vendita pilotata di immobili
pignorati. Nell’elenco degli imputati è stato riportato anche il nome dell’Ing. Maurizio Staglianò ed avevo già fatto presente che lo Stesso era citato in detto procedimento solo per l’unicità delle indagini, che però
riguardavano fatti completamente diversi e scollegati tra loro. Una serie di indagati (tra cui lo Staglianò) erano rimasti coinvolti nel procedimento in quanto, alcune intercettazioni telefoniche presenti nel fascicolo principale, avevano fatto sospettare un ulteriore e diverso reato.
Infatti, allo Staglianò viene unicamente contestato di aver favorito, con altre persone completamente
estranee alla richiamata associazione, la conclusione della procedura autorizzativa di due sole pale
eoliche per 60 Kw che nulla hanno a che fare con un parco eolico. Le faccio presente che l’Ing. Staglianò non era né il progettista né il direttore dei lavori, ma ha soltanto curato la pratica finalizzata all’accoglimento delle erogazioni pubbliche per le energie rinnovabili.
Vorrei anche specificare che il Comune di Crotone non doveva rilasciare alcun permesso a costruire
poiché l’autorizzazione sarebbe maturata trascorsi 30 giorni dalla presentazione della richiesta e del
progetto (procedura di silenzio assenso). Quindi, la contestazione del Pubblico Ministero poggia sulla circostanza che, secondo l’accusa, il costruttore non avrebbe atteso il termine previsto (i richiamati 30 giorni) per iniziare i lavori. Non vi è stata dunque alcuna violazione urbanistica sostanziale perché le pale eoliche sono state realizzate in zona consentita e, anche successivamente alla instaurazione del processo,
l’autorizzazione non è mai stata revocata. Oggi, anche formalmente, i due processi sono separati e quindi è chiaramente evidente la diversità tra i capi di imputazione contestati agli uni ed agli altri e l’estraneità dell’Ing. Staglianò (e degli altri imputati in questo secondo procedimento) a rapporti con la delinquenza organizzata e con reati aventi scopo e finalità mafiose”.

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