Taurus, ‘ndrangheta nel Crotonese: la Dda chiede 11 condanne. C’è anche un poliziotto (NOMI)

In 18 sono stati già rinviati a giudizio, altri due imputati hanno chiesto di patteggiare la pena. Si ritornerà in aula il prossimo 24 giugno
Francesco Tarzia

di Gabriella Passariello-  Undici richieste di condanna a pene comprese tra i dodici e un anno di reclusione sono stati invocati dal pm della Dda di Catanzaro Paolo Sirleo per  gli imputati, giudicati con rito abbreviato, coinvolti nell’inchiesta Taurus, che punta a far luce, su un giro di usura, estorsione, truffa all’eolico e presunte vendite pilotate di immobili pignorati con la regia occulta dei Grande Aracri di Cutro. Un blitz che ad ottobre dell’anno scorso aveva portato all’esecuzione di cinque arresti, in un’attività  investigativa della Guardia di finanza che si è focalizzata su cinque procedure esecutive dalle quali sarebbero emerse le manovre illegali di alcuni imputati che grazie ai legami con le maggiori ‘ndrine della provincia di Crotone, dai Megna di Papanice, ai Grande Aracri di Cutro, gli Arena di Isola Capo Rizzuto i Mannolo di San Leonardo di Cutro, sarebbero riusciti a far riavere i beni requisiti ai proprietari originari.

Le richieste di pena della Dda di Catanzaro

Le richieste di pena della Dda di Catanzaro

In particolare il pubblico ministero ha chiesto davanti al gup distrettuale Antonio Battaglia nei confronti del poliziotto Antonio Lia, di Catanzaro2 anni di reclusione; Rosario Caracciolo, di Cropani, 2 anni e 140 euro di multa; Rocco De Vona, 3 anni e 200 euro di multa, di Crotone; Antonio Franco 4 anni e 6mila di multa; Giuseppe Germinara, 2 anni di reclusione; Antonio Grande, 6 anni, 8 mesi e 20mila euro di multa, di Isola Capo Rizzuto; Domenico Grande, 4 anni e 14mila di multa, di Crotone; Salvatore Lorenzano,  di Cutro 9 anni e 3mila euro di multa; Maria Russo, di Botricello, 2 anni e 2mila euro di multa; Giuseppe Turrà, di Cutro, 12 anni e 2mila euro di multa, Raffaela Lavigna, 1 anno, 6 mesi  e 300 euro di multa. L’udienza è stata aggiornata al prossimo 24 giugno, giorno delle arringhe difensive dei legali Giuseppe Pignanelli, Gregorio Viscomi, Alessandro Guerriero, Luigi Falcone, Salvatore Iannone e Tiziano Saporito. Altri due imputati, Laura Gigliarano, 62 anni di Isola Capo Rizzuto e Luigi Aprigliano, 54 anni di Scandale, hanno chiesto di patteggiare la pena, mentre in 18 sono già stati rinviati a giudizio e per loro è in corso l’udienza dibattimentale (LEGGI QUI). 

L’avvocato e il  poliziotto “complici”

Secondo le ipotesi di accusa, su richiesta del legale Spina, (già rinviata a giudizio) il poliziotto Antonio Lia, 55 anni, di Catanzaro avrebbe indotto due suoi colleghi dello stesso ufficio (all’oscuro delle reali ragioni) “a effettuare interrogazioni alle banche dati in uso alla Polizia di Stato” nei confronti di sei persone, alcune delle quali oggi finite nel calderone dell’inchiesta. Secondo gli inquirenti l’obiettivo sarebbe stato quello di verificare la presenza di informazioni nello Sdi del Ministero dell’Interno. I fatti contestati dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri si sarebbero verificati tra il 9 gennaio e il 24 maggio del 2019. Nella prima circostanza, Lia, in qualità di ufficiale della polizia giudiziaria, su richiesta dell’avvocato Palma Spina, simulando “finalità istituzionali” per giustificare la verifica, avrebbe indotto un assistente capo in servizio nel suo stesso ufficio a effettuare interrogazioni alle banche dati in uso alla Polizia di Stato nei confronti, tra gli altri, di Laura e Giuseppe Gigliarano. La stessa cosa si sarebbe verificata nel maggio del 2019 con un sovrintendente della Polizia di Stato (anche lui ignaro di tutto) indotto a chiedere informazioni nei confronti di una terza persona. Fatti aggravati dall’essere stati commessi da un pubblico ufficiale sul sistema informatico di interesse pubblico (LEGGI).

Turbata libertà degli incanti

L’avvocato Palma Spina risulta imputata, insieme a Cesare Curatola e Francesco Rondinelli, di turbata libertà degli incanti, trasferimento fraudolento di valori e tentata estorsione in relazione a una procedura immobiliare del Tribunale di Crotone avente per oggetto una porzione di fabbricato a due piani fuori terra destinato ad albergo e ristorante e ubicato nella frazione Le Castella di Isola Capo Rizzuto.

L’operazione “Taurus” e gli arresti

Ad ottobre dell’anno scorso con l’accusa, a vario titolo, di usura aggravata dalle modalità mafiose, estorsione e abusivismo finanziario erano stati arrestati Giuseppe Turrà, di Cutro, imprenditore agricolo; Domenico Grande, di Crotone, commerciante al dettaglio; Salvatore Lorenzano, di Crotone, dipendente di cantieri edili; Antonio Franco, di Isola Capo Rizzuto, dipendente in una cooperativa di pesca e Antonio Grande di Cutro, piccolo imprenditore agricolo, padre di Domenico. Gli ultimi tre erano finiti ai domiciliari. Secondo quanto ricostruito dalla Finanza i cinque avrebbero concesso 100mila euro a cinque piccoli imprenditori locali operanti nel settore edile e nel commercio al dettaglio ottenendo, anche con minacce e pressioni psicologiche, vantaggi economici per oltre 75mila euro. In un caso, per un prestito di 5mila euro, sarebbero stati corrisposti, in 5 anni, interessi per 30mila euro.

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