di Danilo Colacino – “Ho un rapporto molto proficuo con tutti i magistrati calabresi, che stimo davvero tanto. Sono grandi servitori dello Stato e il loro prestigio giuridico è indiscusso. Peccato allora non essere qui con voi. Ma, seppur da remoto, sono lieto che questo sia uno dei primi convegni a cui intervengo”. Eccole le prime parole, peraltro di profondo apprezzamento, che il sottosegretario di Stato Andrea Del Mastro Delle Vedove, collegato in videoconferenza da via Arenula a Roma (sede del dicastero della Giustizia), pronuncia.
L’occasione? La tavola rotonda organizzata da Magistratura Indipendente a Catanzaro con il patrocinio dell’Ordine degli Avvocati del capoluogo (rappresentato dal presidente Antonello Talerico): ‘Le Riforme possibili, riflessioni sull’immediato futuro della Giustizia’. Il membro del Governo Meloni, come premesso dal suo ufficio nella capitale, aggiunge poi: “Sono al fianco della magistratura italiana. Soprattutto in territori a rischio come la Calabria. Purtroppo, però, devo dare corpo a una riforma (la Cartabia, ndr), che io non ho votato. Perché nasce dall’esigenza di contemperare le spinte garantiste e quelle giustizialiste. E non è nemmeno vero – spiega ancora – che ce l’abbia chiesta l’Europa. Che semmai voleva solo la certezza della pena e l’accorciamento dei tempi del processo. Mentre l’intervento di cui si discute è addirittura volto alla fuga dal processo”.
L’occasione? La tavola rotonda organizzata da Magistratura Indipendente a Catanzaro con il patrocinio dell’Ordine degli Avvocati del capoluogo (rappresentato dal presidente Antonello Talerico): ‘Le Riforme possibili, riflessioni sull’immediato futuro della Giustizia’. Il membro del Governo Meloni, come premesso dal suo ufficio nella capitale, aggiunge poi: “Sono al fianco della magistratura italiana. Soprattutto in territori a rischio come la Calabria. Purtroppo, però, devo dare corpo a una riforma (la Cartabia, ndr), che io non ho votato. Perché nasce dall’esigenza di contemperare le spinte garantiste e quelle giustizialiste. E non è nemmeno vero – spiega ancora – che ce l’abbia chiesta l’Europa. Che semmai voleva solo la certezza della pena e l’accorciamento dei tempi del processo. Mentre l’intervento di cui si discute è addirittura volto alla fuga dal processo”.
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