Telecamere vietate al processo Rinascita Scott, la rabbia dei giornalisti

Agitazione e rabbia fra i giornalisti accreditati al processo “Rinascita Scott”, che si apre domani, alle 9.30, nella nuova aula bunker realizzata nell’area industriale di Lamezia Terme. Il motivo è da ricercare nel fatto che il giudice, la dottoressa Brigida Cavasino, ha deciso che non potranno essere effettuate riprese video.

Il processo vede alla sbarra le cosche di ’ndrangheta del vibonese ed i loro legami con ambienti politici, istituzionali e della massoneria deviata. Oltre 300 imputati che dovranno rispondere di circa 400 capi di imputazione.

Il processo vede alla sbarra le cosche di ’ndrangheta del vibonese ed i loro legami con ambienti politici, istituzionali e della massoneria deviata. Oltre 300 imputati che dovranno rispondere di circa 400 capi di imputazione.

Una decisione, quella del giudice Cavasino, che ha amareggiato e fatto infuriare i giornalisti accreditati a seguire le udienze: il ruolo dell’informazione – sottolineano – durante i procedimenti giudiziari è fondamentale. Specie in un processo così importante, che vede alla sbarra i legami fra ‘ndrangheta e colletti bianchi. Mentre il pubblico ministero è nientemeno che il procuratore capo della Direzione Antimafia di Catanzaro, Nicola Gratteri, insieme al suo pool di indagine. Alcuni cronisti, appresa la notizia, si sono rivolti al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, sottolineando la gravità della decisione di non fare entrare telecamere per documentare l’udienza.
All’interno dell’aula bunker «le riprese audio-video durante la celebrazione dell’udienza non sono autorizzate. È autorizzata la presenza all’interno dell’aula di un solo inviato per ogni testata giornalistica o televisiva richiedente», è, infatti, scritto nel documento inviato alla stampa.
Vale la pena ricordare che il processo “Rinascita Scott” vede 325 imputati, un numero che richiama il famoso maxi processo alla mafia istituito dai giudici Falcone e Borsellino a metà degli anni Ottanta.
Non consentire l’ingresso delle telecamere, come avvenne invece a Palermo in occasione del maxiprocesso alla mafia del 1986, significherebbe impedire di documentare uno degli eventi giudiziari più importanti della storia repubblicana. Non a caso all’udienza si sono accreditati 19 giornalisti di testate regionali e nazionali ed anche estere del calibro di The Times, Bbc, Associated Press, Ard, Orf, France Press, Reuters.

Fonte: giornalistitali.it

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