Temporanei utilizzi, “nel dipartimento Salute il personale esterno ha triplicato gli interni”

La denuncia del sindacato Csa-Cisal: "Il personale che arriva da Asp o aziende ospedaliere calabresi ammonta a ben 44 unità"
Accordo tra Regione e ospedale Bambino Gesù di Roma, conferenza in Cittadella

“Prima o poi sarebbe accaduto ma fa sempre un certo effetto scriverlo nero su bianco: gli “esterni” che prestano servizio al dipartimento Tutela della Salute hanno non solo superato ma quasi triplicato il numero dei dipendenti regionali di ruolo”. È da anni che il sindacato Csa-Cisal si occupa delle critiche condizioni di questo dipartimento e della questione dell’eccesso dei “temporanei utilizzi”, senza che le varie Amministrazioni che si sono susseguite abbiano adottato misure strutturali e durature, ma adesso siamo a un momento storico.

I numeri

I numeri

“I numeri – scrive il sindacato in una nota – parlano chiaro: ad oggi il totale dei “temporanei utilizzi”, cioè personale che arriva da Asp o aziende ospedaliere calabresi ammonta a 44 unità (di cui 22 a tempo pieno, 2 per 4 giorni a settimana, 4 per 3 giorni settimana e 16 per 2 giorni a settimana). Invece, il personale di ruolo della Regione Calabria nel dipartimento ne conta appena 29: 1 categoria A, 9 categorie B, 1 categoria C e 18 categoria D. In quest’ultimo caso, dunque parliamo dei funzionari al Dipartimento Salute, stiamo parlando del 2,5% del contingente di tutto l’Ente, che conta complessivamente 723 unità. Un numero veramente esiguo.

Otre agli “utilizzi”, nel dipartimento Tutela della Salute operano 11 dipendenti di Azienda Calabria Lavoro, 9 divisi fra quest’ultima e Agenas e altre 14 unità fra la stessa Agenas e personale comandato. Il totale del personale “esterno” sale a 78 unità rispetto ai 29 dipendenti “interni” della Regione Calabria. Siamo appunto – evidenzia il sindacato Csa-Cisal – a un rapporto di quasi tre a uno”.

I nuovi arrivi

“L’impennata degli “utilizzi” si è registrata nell’ultimo periodo. In sei mesi, rispetto al contingente “storico” – seppure la legge n. 8 del 2003 parli appunto di temporaneo utilizzo -, è praticamente raddoppiato. Passando da 22 a 44 lavoratori di provenienza da altri Enti del servizio sanitario regionale. Ma occupiamoci delle ultime reclute. Fra questi 8 sono a tempo pieno, 1 per 4 giorni a settimana, 4 per tre giorni a settimana e altri 9 per due giorni a settimana. Si tratta di 7 dirigenti medici, 5 dirigenti farmacisti mentre il resto delle unità sono: dirigenti biologi, tecnici della prevenzione, collaboratori amministrativi professionali, collaboratori professionali sanitari e dirigenti amministrativi.

Quasi come nelle Asp e nelle aziende ospedaliere non ci fosse carenza di organico. Anzi, no. Proprio questo ingombrante problema – rivela il sindacato – emerge con tutta la sua schiettezza in due recenti decreti di revoca di “temporaneo utilizzo””.

Decreti contradditori

“E sì – è scritto ancora – siamo arrivati anche a questo. A due unità a cui inizialmente era stato attivato l’istituto dell’utilizzo dall’Asp di Reggio Calabria, lo stesso è stato revocato. Si tratta di due assistenti amministrativi per cui il commissario straordinario dell’azienda sanitaria provinciale reggina ha negato il nullaosta. Da qui ne è seguita la revoca da parte del dirigente generale del Dipartimento Tutela della Salute. Possibile che prima di far ricorso all’utilizzo dei due assistenti amministrativi non si sia parlato con l’azienda? Possibile arrivare a questi clamorosi passi indietro? Per non parlare di altre contraddizioni.

Sempre fra gli ultimi decreti emanati – incalza il sindacato -, vengono “rettificati” i giorni di impiego a settimana degli “utilizzati” nell’amministrazione regionale. C’è chi è passato da 2 a 3 giorni alla settimana e un altro, non sappiamo per quale recondita motivazione è tornato indietro passando da 5 a 2 giorni a settimana. In questo ultimo atto viene fuori un incredibile cortocircuito, infatti all’interno del decreto, si legge: “…alla luce della persistente carenza di personale del dipartimento Tutela della Salute e Servizi Socio Sanitari.”

E allora se c’è mancanza di lavoratori e questa carenza persiste, come recita lo stesso decreto, perché si riduce il tempo di “utilizzo” del personale esterno? Probabilmente in questo atto c’è qualcosa che non va. Abbiamo più volte scritto come, per risollevare il dipartimento più problematico della Regione Calabria, occorrano misure straordinarie e coraggiose. Naturalmente adoperando dei criteri di buon senso: dal considerare forme di stabilizzazione per quegli “utilizzati” che da lunghi decenni sono in Regione e costituiscono la memoria storica del dipartimento alla eliminazione della presa in giro degli “utilizzi” per due o tre giorni a settimana che francamente hanno poca logica nella sanità calabrese che richiede dedizione totale fino anche al ricorso alla mobilità d’ufficio come extrema ratio”.

La fuga dal Dipartimento

“Purtroppo – continua il comunicato -, il dipartimento non gode di buona salute (si perdoni il gioco di parole) e rimane scarsamente attrattivo nell’ambito dell’Ente. Dunque, è difficile rimetterlo in piedi da un punto di vista quantitativo e qualitativo. Un esempio su tutti è la scarsissima partecipazione dei funzionari all’avviso per le posizioni organizzative di terza fascia, quella più alta come gratificazione economica. Mentre in altri dipartimenti della Regione si sarebbe fatto a gara fra funzionari interni ed esterni al dipartimento di riferimento, alla Sanità i numeri dei partecipanti sono veramente scoraggianti.

Eppure, sappiamo quanto sia importante per il risanamento del servizio sanitario regionale che lo stesso funzioni al meglio. Visto che il presidente della Giunta è contestualmente commissario ad acta della sanità – conclude il sindacato Csa-Cisal -, ci attendiamo quanto prima un intervento risolutivo anche sulla vicenda degli “utilizzi temporanei” e del rafforzamento del dipartimento. Altrimenti non si andrà da nessuna parte. Confidiamo che all’attuale dirigente generale sia garantita la possibilità di poter contare su un contingente di personale adeguato alla gravosa impresa di rimettere in sesto la sanità calabrese”.

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