di Mimmo Famularo – Nuove accuse per il presunto boss dell’Altopiano del Poro, Giuseppe Accorinti, 62 anni di Zungri. La Procura di Vibo guidata da Camillo Falvo ha infatti chiuso le indagini su quanto avvenuto nel pomeriggio del 4 aprile del 2017. Tentato omicidio e resistenza a pubblico ufficiale i reati contestati a conclusione dell’inchiesta condotta dal sostituto procuratore Concettina Iannazzo. Oltre ad Accorinti nell’indagine finisce pure Domenico Pantaleone Timpano, 37 anni di Rombiolo, già noto alle forze dell’ordine. C’era proprio quest’ultimo alla guida dell’auto sulla quale viaggiava il presunto boss che non si è fermata all’alt dei carabinieri dando vita ad un lungo inseguimento sulle strade dell’altopiano del Poro, nel cuore del Vibonese, dove era in atto un massiccia operazione di controllo del territorio condotta dai militari della Compagnia di Tropea.
Scene da film in pieno giorno
Scene da film in pieno giorno
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, i due avrebbero forzato il posto di blocco rischiando di investire uno dei due militari dell’Arma che gli stava intimando l’alt. L’inseguimento è durato un paio di chilometri e una volta bloccata l’auto è iniziata la fuga nelle campagne adiacenti di Accorinti fermato e portato in caserma a Tropea. Durante l’inseguimento sarebbero stati sparati anche alcuni colpi di pistola allo scopo di dissuadere i due e costringerli a interrompere la loro folle corsa. Fortunatamente non ci sono stati feriti anche se Timpano è stato condotto dagli stessi carabinieri al Pronto soccorso di Vibo Valentia in codice verde. Ai due indagati, difesi dagli avvocati Francesco Sabatino, Francesco Capria e Daniela Garisto, viene contestato anche il reato di calunnia. Entrambi hanno infatti accusato, pur sapendoli innocenti, con apposita denuncia i carabinieri di aver attentato alla loro vita sparando colpi d’arma da fuoco.