Tentato omicidio a Vibo, il presunto autore è il nipote del boss di Zungri

Il giovane di appena 20 anni è accusato di tentato omicidio, detenzione di armi clandestina e spari in luogo pubblico
Vibo Valentia

E’ Francesco Barbieri, classe 2001, di Pannaconi, il presunto autore della sparatoria avvenuta in Piazza Morelli a Vibo nella notte tra sabato e domenica. Il giovane è il nipote di Giuseppe Accorinti, alias Peppone, ritenuto il boss dell’Altopiano del Poro. A Barbieri la Procura di Vibo, guidata di Camillo Falvo, contesta il tentato omicidio oltre al porto abusivo di arma clandestina e spari in luogo pubblico. Da quanto si apprende, ormai braccato dai Carabinieri che gli davano la caccia sin da domenica, il giovane di Pannaconi – frazione del comune di Cessaniti – si è consegnato ieri sera al Comando provinciale dell’Arma di Vibo Valentia accompagnato dal suo legale, l’avvocato Giuseppe Bagnato.

Sparatoria al culmine di una lite per un parcheggio

Sparatoria al culmine di una lite per un parcheggio

Il tentato omicidio è stato filmato dalla telecamere di videosorveglianza presenti nel vicolo dove è avvenuta la discussione poi sfociata nel sangue con il ferimento di Domenico Catania, 32 anni di Vibo, colpito al torace con un colpo di pistola. Per gli inquirenti non ci sono dubbi, a sparare è stato Francesco Barbieri il quale, da qualche ora, si trova recluso nel carcere di Vibo a disposizione dell’autorità giudiziaria in quanto raggiunto da un fermo di indiziato di delitto firmato dal pubblico ministero Luca Ciro Lotoro che dovrà essere ora convalidato dal gip del Tribunale di Vibo Valentia. La sparatoria sarebbe avvenuta al culmine di una lite per un parcheggio.

Padre e fratelli del fermato imputati in “Rinascita Scott”

Il padre ed i fratelli del fermato sono tutti sotto processo nell’ambito della maxioperazione Rinascita Scott con l’accusa di associazione mafiosa, così come la vittima. La sparatoria non rientrerebbe, però, in un contesto mafioso e da qui la competenza della Procura ordinaria di Vibo Valentia, e non della Dda di Catanzaro, diretta dal procuratore Camillo Falvo. (mi.fa.)

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