Tentato omicidio Cappello a Lamezia, chieste pene più severe in Appello

L'imprenditore è stato rinviato a giudizio con l’accusa di calunnia ai danni di un suo concorrente

Il sostituto procuratore generale della Corte di appello di Catanzaro Raffaela Sforza ha chiesto di ribaltare la sentenza di assoluzione in condanna a carico di due imputati per il tentato omicidio di Saverio Cappello, ex affiliato della cosca Giampà e ora collaboratore di giustizia e pene più pesanti per altri due imputati, accusati di favoreggiamento. Il pg ha invocato 12 anni di carcere per Franco e Luigi Trovato, condannati a 4 anni di reclusione in primo grado, ma solo per il capo di imputazione relativo alla detenzione e all’uso di armi, (assolti invece dall’accusa di tentato omicidio) e ha chiesto alla Corte di appello di Catanzaro di inasprire le pene per Domenico Chirico e Giuseppe Cappello, condannandoli entrambi a 4 anni di reclusione in luogo dei  2 anni, 9 mesi e 10 giorni di carcere sentenziati in primo grado dal gip del Tribunale del capoluogo calabrese Pietro Scuteri. I giudici della Corte hanno aggiornato l’udienza al prossimo 24 giugno, giorno delle arringhe difensive dei legali Antonio Larussa, Salvatore Staiano, Lucio Canzoniere, Leopoldo Marchese. Il processo scaturisce dall’operazione “Shoot him”, dove si fa riferimento alla sparatoria del 2010 avvenuta su via del Progresso, una sparatoria che vide coinvolto Saverio Cappello e i fratelli Trovato. Il procedimento parte proprio dalle dichiarazioni rese da alcuni pentiti della cosca, dalle dichiarazioni rese da Giuseppe Cappello e Domenico Chirico in sede d’interrogatorio, da intercettazioni effettuate all’epoca dei fatti, oltre a tutta una serie di indagini e documenti già prodotti e riguardanti la cosca Giampà. Determinanti anche le dichiarazioni dello stesso Cappello, il quale raccontò della sparatoria da parte dei fratelli Trovato in seguito ad una lite che aveva visto contrapposte la famiglia dei Trovato da quella dei Cappello.

g. p.

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