di Mimmo Famularo – Dopo la chiusura delle indagini, ecco la richiesta di rinvio a giudizio. La Procura di Vibo procede spedita e punta a mandare a processo il presunto boss di Zungri Giuseppe Antonio Accorinti, accusato di tentato omicidio e resistenza a pubblico ufficiale nell’ambito dell’inchiesta condotta dal sostituto procuratore Concettina Iannazzo. Oltre ad Accorinti, la richiesta di rinvio a giudizio riguarda pure Domenico Pantaleone Timpano, 37 anni di Rombiolo, già noto alle forze dell’ordine. C’era proprio quest’ultimo alla guida dell’auto sulla quale viaggiava il presunto boss che nel pomeriggio del 4 aprile del 2017 non si è fermata all’alt dei carabinieri dando vita ad un lungo inseguimento sulle strade dell’altopiano del Poro, nel cuore del Vibonese, dove era in atto un massiccia operazione di controllo del territorio condotta dai militari della Compagnia di Tropea. Il Tribunale di Vibo Valentia ha fissato per il prossimo 6 luglio l’udienza preliminare che si terrà dinnanzi al gup chiamato a decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio presentata dalla locale Procura. Nel procedimento risultano parti offese i due carabinieri che all’epoca dei fatti prestavano servizio al Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Tropea.
Scene da film in pieno giorno
Scene da film in pieno giorno
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, i due avrebbero forzato il posto di blocco rischiando di investire uno dei due militari dell’Arma che gli stava intimando l’alt. L’inseguimento è durato un paio di chilometri e una volta bloccata l’auto è iniziata la fuga nelle campagne adiacenti di Accorinti fermato e portato in caserma a Tropea. Durante l’inseguimento sarebbero stati sparati anche alcuni colpi di pistola allo scopo di dissuadere i due e costringerli a interrompere la loro folle corsa. Fortunatamente non ci sono stati feriti anche se Timpano è stato condotto dagli stessi carabinieri al Pronto soccorso di Vibo Valentia in codice verde. Ai due imputati, difesi dagli avvocati Francesco Sabatino, Francesco Capria, Daniela Garisto e Giuseppe Bagnato, viene contestato anche il reato di calunnia. Entrambi hanno infatti accusato, pur sapendoli innocenti, con apposita denuncia i carabinieri di aver attentato alla loro vita sparando colpi d’arma da fuoco.