Nessuno sconto di pena nei confronti di Alessandro Bevilacqua, 41 anni di Catanzaro, accusato di aver tentato di uccidere la sua tappandole bocca e naso. La Corte di appello di Catanzaro, presieduta da Loredana De Franco, Ippolita Luzzo e Carmela Tedesco hanno confermato il verdetto emesso il primo di giugno dell’anno scorso dal gup Giuseppe De Salvatore, infliggendo all’imputato la pena a 8 anni di reclusione, accogliendo la richiesta del sostituto procuratore generale, richiesta alla si è associata la parte civile difesa dall’avvocato Francesco Mancuso, che si è battuta per ottenere una condanna pesante.
“Vattene che ti ammazzo puttana”
“Vattene che ti ammazzo puttana”
Secondo le ipotesi di accusa, Bevilacqua, difeso dall’avvocato Piero Chiodo avrebbe tentato in un’occasione di strangolare l’ex compagna e in particolare il 27 ottobre dell’anno scorso dopo averle detto “ma vattene che ti ammazzo anche davanti ai carabinieri”, dandole della puttana, aggiungendo “ti accappotto con la macchina”, le avrebbe tirato uno schiaffo talmente forte da farla cadere a terra procurandole una “contusione all’emivolto, alla spalla destra e al terzo inferiore dell’emitorace sinistro”, ferite giudicate guaribili in 15 giorni come da verbale del Pronto soccorso dell’ospedale Pugliese-Ciaccio. Con l’aggravante di aver commesso il fatto nei confronti di una persona alla quale era legato da una stabile relazione affettiva. Ma c’è dell’altro.
Afferrata dal collo e sbattuta a terra
Sottoposto alla misura degli arresti domiciliari, avrebbe violato l’ordinanza del gip, andando a casa della donna “ponendo in essere atti idonei e diretti in modo non equivoco a provocarne la morte della ex”, l’avrebbe spinta all’interno della casa, afferrandola dal collo, stringendola con forza, sbattendola a terra, tirandole i capelli fino a strapparle alcune ciocche. Le avrebbe messo le mani sulla bocca e sul naso per impedirle di respirare, evento non verificatosi per l’intervento di un vicino di casa, che sentite le urla della donna si è precipitato nell’abitazione accanto costringendo l’imputato a fuggire. E avrebbe violato i domiciliari anche in un’altra circostanza: si sarebbe allontanato arbitrariamente dalla sua abitazione, senza giustificato motivo, per raggiungere il quartiere Fortuna, zona sud di Catanzaro tentando un colloquio con la sua ex.