di Gabriella Passariello- “Ha tentato di ucciderla tappandole naso e bocca, l’ha umiliata e offesa, ha violato gli arresti domiciliari pur di incontrare la sua ex compagna”. Il pubblico ministero Silvia Peru ha ripercorso gli atti di indagini che vedono imputato A. B., 40 anni di Catanzaro, giudicato con rito abbreviato, per maltrattamenti, lesioni personali, tentato omicidio, evasione, riferendo le vessazioni subite dalla donna dal mese di ottobre 2021 fino al 28 gennaio scorso per poi chiedere 8 anni di reclusione davanti al gup Giuseppe De Salvatore, richiesta a cui si è associata la parte offesa difesa dall’avvocato Francesco Mancuso. Il magistrato ha riferito sui capi di imputazione, parlando delle reiterate e abituali minacce a cui era sottoposta la sua ex compagna denigrata sul suo aspetto fisico con frasi del tipo “fai schifo” e con altre inenarrabili.
“Vattene che ti ammazzo puttana”
“Vattene che ti ammazzo puttana”
Secondo le ipotesi di accusa, il 40enne, difeso dall’avvocato Piero Chiodo avrebbe tentato in un’occasione di strangolarla e in particolare il 27 ottobre dell’anno scorso dopo averle detto “ma vattene che ti ammazzo anche davanti ai carabinieri”, dandole della puttana, aggiungendo “ti accappotto con la macchina”, le avrebbe tirato uno schiaffo talmente forte da farla cadere a terra procurandole una contusione all’emivolto, alla spalla destra e al terzo inferiore dell’emitorace sinistro, lesioni giudicate guaribili in 15 giorni come da verbale del Pronto soccorso dell’ospedale Pugliese-Ciaccio. Con l’aggravante di aver commesso il fatto nei confronti di una persona con la quale era legato da una stabile relazione affettiva. Ma c’è dell’altro.
Afferrata dal collo e sbattuta a terra
Sottoposto alla misura degli arresti domiciliari, avrebbe violato l’ordinanza del gip, andando a casa della donna “ponendo in essere atti idonei e diretti in modo non equivoco a provocarne la morte della ex”, l’avrebbe spinta all’interno della casa, afferrandola dal collo, stringendola con forza, sbattendola a terra, tirandole i capelli fino a strapparle alcune ciocche. Le avrebbe messo le mani sulla bocca e sul naso per impedirle di respirare, evento non verificatosi per l’intervento di un vicino di casa, che sentite le urla della donna si è precipitato nell’abitazione accanto costringendo l’imputato a fuggire. E avrebbe violato i domiciliari anche in un’altra circostanza: si sarebbe allontanato arbitrariamente dalla sua abitazione, senza giustificato motivo, per raggiungere il quartiere Fortuna, zona sud di Catanzaro tentando un colloquio con la sua ex. L’udienza è stata aggiornata al prossimo 1 giugno, giorno in cui è previsto il verdetto.