Tentò di uccidere l’ex moglie dandole fuoco, chiesta la conferma della condanna a 18 anni

La richiesta è giunta nell'udienza di oggi, celebrata in Corte d'Appello a Reggio, al termine della requisitoria del sostituto procuratore generale Francesco Tedesco
ciro russo

La Procura generale di Reggio Calabria ha chiesto la conferma della condanna inflitta in primo grado a Ciro Russo, l’uomo che tre anni fa tentò di uccidere la ex moglie dandole fuoco. La richiesta è giunta nell’udienza di oggi, celebrata in Corte d’Appello, al termine della requisitoria del sostituto procuratore generale Francesco Tedesco che ha sollecitato la conferma dei 18 anni di reclusione per Russo che, il 13 marzo 2019, era evaso dai domiciliari che stava scontando a casa dei genitori a Ercolano (Napoli) per recarsi a Reggio Calabria per cercare di uccidere la ex moglie Antonietta Rositani.

Quella mattina, in via Frangipane, l’uomo prima speronò l’auto della donna. Quindi le si avvicinò con una tanica di benzina e la versò addosso a Antonietta. Quindi l’uomo era fuggito. A bloccarlo furono gli investigatori della Squadra mobile di Reggio Calabria che lo rintracciarono il giorno dopo nei pressi dell’ospedale. Antonietta Rositani si salvò solo grazie alla sua forza d’animo ed alla sua voglia di vivere. Uscì dall’auto avvolta dalle fiamme e si gettò in una pozzanghera mentre il suo ex marito le gridava “devi morire”. La donna riportò gravissime ustioni che le ricoprivano il 50% del corpo ed è uscita dal Grande ospedale metropolitano di Reggio Calabria solo dopo 20 mesi e dopo avere subito decine di interventi chirurgici. Secondo l’accusa, quella di Russo fu un’azione pianificata. Una tesi sostenuta anche dalla Procura generale e dall’avvocato Alessandro Elia, che assiste Antonietta Rositani costituita parte civile. Entrambi hanno chiesto che Ciro Russo sia condannato. Il processo è stato rinviato al 20 aprile quando sono previste le arringhe della difesa e la sentenza di secondo grado. (ANSA)

Quella mattina, in via Frangipane, l’uomo prima speronò l’auto della donna. Quindi le si avvicinò con una tanica di benzina e la versò addosso a Antonietta. Quindi l’uomo era fuggito. A bloccarlo furono gli investigatori della Squadra mobile di Reggio Calabria che lo rintracciarono il giorno dopo nei pressi dell’ospedale. Antonietta Rositani si salvò solo grazie alla sua forza d’animo ed alla sua voglia di vivere. Uscì dall’auto avvolta dalle fiamme e si gettò in una pozzanghera mentre il suo ex marito le gridava “devi morire”. La donna riportò gravissime ustioni che le ricoprivano il 50% del corpo ed è uscita dal Grande ospedale metropolitano di Reggio Calabria solo dopo 20 mesi e dopo avere subito decine di interventi chirurgici. Secondo l’accusa, quella di Russo fu un’azione pianificata. Una tesi sostenuta anche dalla Procura generale e dall’avvocato Alessandro Elia, che assiste Antonietta Rositani costituita parte civile. Entrambi hanno chiesto che Ciro Russo sia condannato. Il processo è stato rinviato al 20 aprile quando sono previste le arringhe della difesa e la sentenza di secondo grado. (ANSA)

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