Passa dal carcere ai domiciliari Giuseppe Riitano, 26 anni, di Soverato, residente a Guardavalle, imputato nell’ambito dell’operazione The Keys, scattata il 20 aprile scorso, su Soverato, Guardavalle, Montepaone, Davoli e Catanzaro e che ha portato i carabinieri del Comando provinciale del capoluogo di regione a notificare un’ordinanza di misura cautelare vergata dal gip Alfredo Ferraro nei confronti di ventuno indagati, di cui 11 in carcere e 10 agli arresti domiciliari, (LEGGI QUI) accusati a vario titolo, di associazione a delinquere dedita allo spaccio di sostanze stupefacenti, porto e detenzione di armi clandestine, danneggiamento, con l’aggravante di avere indotto minorenni a commettere i reati.
Stato di salute incompatibile con il carcere
Stato di salute incompatibile con il carcere
Permangono le esigenze cautelari per l’imputato, che però non può più restare in carcere. Il gup del Tribunale di Catanzaro Maria Cristina Flesca ha accolto l’istanza avanzata dai legali Salvatore Staiano e Vincenzo Cicino, che hanno depositato al giudice un’articolata perizia da cui si evince l’incompatibilità del 26enne con il regime carcerario a causa delle sue precarie condizioni di salute dovute ad un grave disturbo depressivo. In prima battuta era stato disposto per Riitano il suo trasferimento in una struttura riabilitativa, vicina all’ambiente familiare per cercare di stabilizzarne il quadro clinico, ma la casa circondariale di Reggio, dove l’imputato si trovava detenuto, con nota del 2 dicembre scorso ha rilevato come all’interno del circuito penitenziario non risultano essere disponibili strutture riabilitative ad intensità sanitaria idonee a riceverlo. Per il giudice la situazione clinica del detenuto giustifica la sostituzione della misura carceraria con gli arresti domiciliari da espletarsi nell’abitazione dei genitori a Guardavalle.
L’inchiesta e i collegamenti con la cosca Gallace
L’indagine, avviata nel 2019, avrebbe consentito di individuare una specifica organizzazione criminale dedita alla gestione dell’attività di spaccio di cocaina e marijuana nell’area del basso Ionio-Catanzarese, con proiezioni nella provincia di Reggio Calabria. Le attività investigative hanno permesso di ricostruire anche i collegamenti di alcuni degli indagati con i vertici della cosca di ‘ndrangheta dei “Gallace”, attiva in provincia di Catanzaro, con proiezioni nel Lazio, in Toscana e in Lombardia, funzionali al rafforzamento della capacità operativa del sodalizio. (g. p.)