di Mimmo Famularo – L’imprenditore in difficoltà economiche, il commercialista presunto usuraio, il medico presunto intermediario delle minacce e due esponenti di spicco della ‘ndrangheta, uno dei quali imputato in Rinascita Scott. Sono i cinque protagonisti dell’ultima inchiesta firmata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri su una inquietante storia di usura ed estorsione scoperta dai Carabinieri della Compagnia di Tropea. In carcere sono finiti il commercialista di Parghelia Domenico Fraone, 51 anni, originario di Filadelfia e imputato nel maxi processo “Imponimento” contro il clan Anello; Antonio La Rosa, alias “Ciondolino”, 60 anni di Tropea e il fratello Pasquale, 57 anni, anche lui di Tropea, ritenuti dagli inquirenti esponenti apicali dell’omonimo clan operante nel comprensorio tropeano. Ai domiciliari il medico in pensione Elio Ventrice, 72 anni pure lui di Tropea.
Il ruolo del commercialista
Il ruolo del commercialista
Al centro della vicenda un contratto di compravendita stipulato nel dicembre del 2012 in forma di scrittura privata con il quale un imprenditore edile in difficoltà economiche si impegnava a cedere a titolo definitivo un immobile denominato “Casa di Ulisse”, ubicato a Tropea, del valore catastale di due milioni e mezzo di euro gravato da due ipoteche. E qui entra in scena Domenico Fraone, accusato di usura aggravata per la concessione allo stesso imprenditore di un prestito da 200mila euro attraverso il quale pretendeva interessi mensili tra il 6 e il 7% e in caso della mancata restituzione della somma ricevuta in prestito – si legge nel capo di imputazione – nel termine peraltro di un anno anche il titolo di proprietà definitivo (libero da ipoteche) al valore complessivo di 960mila euro.
Il medico intermediario delle minacce
Secondo l’accusa Fraone avrebbe agito in concorso con il medico Elio Ventrice e con Antonio La Rosa, accusati di estorsione aggravata dal metodo mafioso. In particolare il commercialista e il medico si sarebbero avvalsi della “forza di intimidazione derivante dall’appartenenza di Antonio La Rosa all’omonimo clan operante sul territorio di Tropea” per arrivare allo scopo. In particolare tutti e tre avrebbero rivolto delle minacce all’imprenditore edile facendogli trovare sul pianerottolo di ingresso dell’immobile una bottiglietta contenente del liquido infiammabile. Elio Ventrice (difeso dall’avvocato Carmine Pandullo) è anche accusato di essere l’intermediario di una serie di messaggi minatori da parte dei fratelli La Rosa destinati all’imprenditore vessato: “Lui e il fratello di saltano addosso”. Minacce più o meno esplicite per consentire – secondo l’accusa – a Fraone di acquisire la “Casa di Ulisse” secondo le modalità previste. Le contestazioni coprono un arco temporale che va dal 2013 al dicembre 2019.
La denuncia dell’imprenditore vessato
La storia è venuta a galla dopo la denuncia presentata ai carabinieri della Stazione di Zungri dallo stesso imprenditore nel maggio del 2018. Da quel momento sono entrati in scena gli investigatori della Compagnia di Tropea che dopo aver riscontrato il narrato della vittima attraverso una serie di intercettazioni hanno redatto una dettagliata informativa finita sul tavolo dei sostituti procuratori antimafia Antonio De Bernardo e Corrado Cubellotti. La richiesta di misure cautelari prodotta dalla Dda di Catanzaro è stata quasi integralmente accolta dal gip che nell’ordinanza ha parlato di “disegno delittuoso condiviso” dai quattro indagati.