Piccole macchie sulla pelle, simili a delle ustioni. Le torture sul corpo della bimba di 18 mesi, la cui mamma le avrebbe provocato ustioni con uno spray, sarebbero state riprese da alcune micro-camere nascoste dalla Polizia. La donna di 27 anni, residente nella provincia di Varese, è stata arrestata. In quelle terrificanti immagini, come riportato dal Corriere della Sera, si vede la madre prendere una bomboletta da un calzino e la piccola che inizia a piangere. La madre spruzza lo spray per undici secondi e ancora per altri otto: la bimba inizia così ad urlare disperata. Sarebbero state queste immagini a far sì che la procuratrice aggiunta Maria Letizia Mannella e il publico ministero Pasquale Addesso chiedessero una misura di custodia cautelare. La ventisettenne dovrà rispondere di maltrattamenti aggravati.
Sindrome di Munchhausen
Sindrome di Munchhausen
La donna, in base alle indagini della Mobile di Milano, avrebbe spruzzato un deodorante per adulti provocandole lesioni gravi giudicate guaribili in novanta giorni. Sembrerebbe che il motivo, così come riportato da Il Giorno, sarebbe da ricondurre alla sindrome di Munchhausen: la patologia spinge chi ne soffre a inventare malattie per avere continue attenzioni mediche. “Tale operato – scrive il giudice per le indagini preliminari – è finalizzato a determinare il rinnovarsi delle lesioni e il protrarsi del ricovero della vittima nelle strutture ospedaliere”.
Tracce di alluminio
Il primo ricovero risale all’autunno 2021 quando la piccola aveva solo due mesi. Da quel momento la bambina è stata ricoverata diverse volte fin quando i medici non decidono di indagare sulle cause delle bruciature. La bimba viene ricoverata un centro clinico specialistico, ma i medici non hanno individuato alcuna patologia naturale nota. Gli specialisti dell’Istituto di medicina legale trovano successivamente livelli elevati di alluminio nel sangue della piccola che sarebbe presente in un deodorante usato dalla 27enne.
Si fa pertanto strada l’ipotesi che fosse la madre a causarle le lesioni. I medici decidono di rivolgersi al dipartimento fasce deboli della procura di Milano, guidato dall’aggiunto Letizia Mannella, che con il pm Pasquale Addesso apre un fascicolo che affida alla squadra Mobile. Il sospetto intorno a cui ruota l’indagine è che la piccola venga ferita, di proposito, da qualcuno che le è molto vicino.
Le riprese in ospedale
I primi indizi portano alla madre: è stata con lei durante tutti i ricoveri, è la persona che si occupa di cambiarla, lavarla, vestirla. Secondo il gip Patrizia Nobile sono sospetti fondati. Il giudice per le indagini preliminari emette un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti della donna, originaria della provincia di Varese, per maltrattamenti in famiglia aggravati. La conferma, drammatica, arriva dai filmati delle telecamere piazzate dagli investigatori nella stanza dell’ospedale. Nelle immagini si vede la madre che in più occasioni prende la piccola, la porta in bagno, le alza i vestiti o le toglie le calzine e si avvicina alla pelle con un oggetto.
Il terrore della bambina
Le microspie – scrive ancora il Corriere della Sera – registrano il rumore di uno spray (“durata dello spruzzo dieci secondi”) e subito la figlia in preda a urla e pianti “insistiti e fragorosi”. In alcuni casi il solo fatto di essere presa per mano e portata verso il bagno della camera fa entrare la piccola in uno stato di terrore. Le riprese durano solo due giorni: il 31 gennaio e l’1 febbraio. Non serve altro, perché la donna la “colpisce” a ripetizione.
L’indagine
A quel punto gli agenti diretti da Marco Calì decidono di verificare cosa sia quello spray. E’ un comune deodorante da adulti. Ma contiene piccoli residui di alluminio. Lo spray spruzzato da così vicino e in modo prolungato provoca ustioni e lesioni alla pelle delle piccola. “Adesso viene fuori che è colpa mia», dice la donna ai medici quando le viene chiesto del deodorante, tanto che minaccia di rivolgersi ad un altro ospedale. Per il gip Patrizia Nobile (oggi l’interrogatorio di garanzia) sono “azioni consapevoli e volontarie”. Saranno gli esami psichiatrici, ora, a chiarire se sullo sfondo ci siano problemi depressivi.
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