Servizio di Vincenzo Imperitura – Avevano creato una rete di spaccio efficiente e capillarmente diffusa sul territorio della piana di Gioia Tauro che aveva esteso i propri confini anche in altre zone della Calabria. Sono 13 gli arrestati (otto in carcere e cinque ai domiciliari) dai carabinieri nell’operazione “cattiva strada” coordinata dalla distrettuale antimafia di Reggio Calabria. Secondo quanto emerso dalle indagini, il gruppo era riuscito a ritagliarsi uno spazio importante sul mercato dello spaccio di cocaina e marijuana nella zona attorno a Gioia Tauro e Rosarno e si era allargato anche ad altri centri della Piana e ancora a Lamezia, Tropea e Crotone.
L’indagine curata dal procuratore Bombardieri e dai sostituti Paci e Sciglio, ha permesso di ricostruire la fitta rete di relazioni e traffici che il gruppo era riuscito a costruirsi grazie anche ad un’efficiente rete di venditori al dettaglio che rispondevano a direttive di carattere quasi aziendale sul prezzo a cui fissare la merce e sulle modalità di vendita e di occultamento della droga. Al vertice dell’organizzazione il 46enne Agostino Cambareri, e lui l’uomo che secondo gli inquirenti, fissa il prezzo al dettaglio dello stupefacente e stabilisce la qualità della roba venduta. Durante le indagini gli investigatori hanno poi scoperto che uno degli indagati aveva in qualche modo coinvolto il proprio figlio, di otto anni, nei propri traffici. In alcune intercettazioni infatti, uno degli indagati, sarebbe stato sorpreso a raccontare al bambino i giri di droga e armi in cui era coinvolto suo padre.
L’indagine curata dal procuratore Bombardieri e dai sostituti Paci e Sciglio, ha permesso di ricostruire la fitta rete di relazioni e traffici che il gruppo era riuscito a costruirsi grazie anche ad un’efficiente rete di venditori al dettaglio che rispondevano a direttive di carattere quasi aziendale sul prezzo a cui fissare la merce e sulle modalità di vendita e di occultamento della droga. Al vertice dell’organizzazione il 46enne Agostino Cambareri, e lui l’uomo che secondo gli inquirenti, fissa il prezzo al dettaglio dello stupefacente e stabilisce la qualità della roba venduta. Durante le indagini gli investigatori hanno poi scoperto che uno degli indagati aveva in qualche modo coinvolto il proprio figlio, di otto anni, nei propri traffici. In alcune intercettazioni infatti, uno degli indagati, sarebbe stato sorpreso a raccontare al bambino i giri di droga e armi in cui era coinvolto suo padre.