La seconda sezione penale della Corte di Cassazione ha reso definitiva la sentenza di condanna nei confronti di Salvatore Bonavota e di Giulio Castagna, entrambi di Sant’Onofrio, coinvolti nell’inchiesta denominata “Feudo” e accusati, a vario titolo, di aver venduto oltre un chilo di cocaina ad alcuni esponenti del clan Cesario di Statte, in provincia di Taranto. Salvatore Bonavota, 33 anni, fratello di Nicola, Domenico e di Pasquale (latitante), dovrà quindi scontare la pena di nove anni di reclusione. Il 33enne di Sant’Onofrio è imputato per associazione mafiosa nel maxi processo “Rinascita Scott”. Giulio Castagna è stato invece condannato a due anni e sei mesi di reclusione. I loro ricorsi contro la sentenza emessa dalla Corte d’appello di Lecce sono stati giudicati inammissibili. Un terzo imputato, Domenico Cugliari, alias “Scric” (difeso dall’avvocato Francesco Muzzopappa), è stato assolto in primo grado. Si tratta dello stesso Domenico Cugliari, classe 1982, attualmente latitante dopo essere sfuggito alla cattura il 19 dicembre del 2019 nell’ambito del maxi blitz “Rinascita Scott”.
Operazione “Feudo”
Operazione “Feudo”
Le indagini sono state coordinate dalla Direzione distrettuale di Lecce e condotte sul campo dagli investigatori della Guardia di Finanza. In particolare, Bonavota e Cugliari erano accusati di aver venduto una partita di oltre un chilo di cocaina ad alcuni esponenti di primo piano del clan tarantino e la vendita sarebbe avvenuta – secondo la ricostruzione degli investigatori – nell’agosto del 2013. Giulio Castagna era invece accusato di spaccio per aver portato , (unitamente a Salvatore Bonavota) ai referenti tarantini un imprecisato quantitativo di droga. La cocaina fornita dai vibonesi, secondo l’accusa sarebbe stata poi rivenduta al dettaglio nel territorio di Statte.