Un condannato per mafia ‘incompatibile al carcere’ che sta morendo nel carcere di Opera, alle porte di Milano: è Gaetano Bandiera, di 75 anni, boss della ‘ndrangheta e capo della locale di Rho. Una storia, questa, raccontata dal ‘Fatto Quotidiano’, che ricorda come “il diritto alla salute deve essere concesso a tutti, persone perbene, corrotti o mafiosi”. L’uomo, prima di essere tratto in arresto il 22 novembre, era già stato condannato per mafia in via definitiva nel 2010. Nel 2013 le sue condizioni fisiche non sono buone, ma è compatibile col carcere. Fino al 2018 quando ottiene il differimento pena nella villa di Rho. Stando a quanto emerso, però, è proprio qui che Bandiera riprese i suoi traffici, lasciandosi scappare una frase, poi intercettata: “Con me è tornata la ’ndrangheta”.
I rimpalli di Stato
I rimpalli di Stato
Il boss, in cella, non riesce a camminare, se non con l’utilizzo di un treppiede. Non solo: non va all’aria aperta, non è autonomo e utilizza l’ossigeno notte e giorno. Il perito di parte Marco Scaglione, il 7 gennaio scrive, secondo quanto riportato dal Fatto Quotidiano: “La situazione clinica è tale da dover prevedere una sua ubicazione extra-muraria”.
Anche i periti del Tribunale di Milano confermano e scrivono che “Bandiera va collocato nello stadio più grave, quello in cui la fatica respiratoria non abbandona il paziente neanche durante il riposo”. La conclusione dei periti del giudice, il 14 febbraio, è netta: “Un pronto ospedaliero è necessario e non rinviabile, per tutelare il diritto alla salute di Gaetano Bandiera”. Il giorno dopo il giudice dispone il ricovero nel repartino carcerario dell’ospedale San Paolo, lo stesso dell’anarchico Alfredo Cospito. Bandiera, però, non vuole andarci. Il suo legale Amedeo Rizza spiega al Fatto che si rifiuta “sue pregresse esperienze”, dice che là “non lo curavano”.
A distanza di oltre tre mesi e dopo troppi rimpalli di Stato circa la decisione sulla struttura in cui Bandiera vorrebbe essere portato, la situazione non è cambiata. E Bandiera rischia di morire nel centro clinico di Opera.