Tre richieste di pena da riformare e una condanna da lasciare inalterata per i quattro imputati, componenti la banda che per anni avrebbe creato panico e scompiglio sulle strade dell’intera provincia di Catanzaro con la cosiddetta truffa degli specchietti, nell’ambito dell’operazione “Broken Mirror”. Il sostituto procuratore generale ha chiesto ai giudici della Corte di appello di Catanzaro, presidente Anna Maria Saullo a latere Maria Rosaria Di Girolamo e Giuseppe Perri, di confermare la condanna a 7 anni, 10 mesi e 2.200 euro di multa emessa dal gup Antonio Battaglia il 14 dicembre 2020 per Domenico Amato, mentre gli avvocati difensori Alessio Spadafora e Alessandro Guerriero con il consenso del pg hanno chiesto di rideterminare la pena, (facendo ricorso all’istituto del concordato), previa rinuncia ad alcuni motivi di appello, nei confronti di Simone Berlingieri a 4 anni e 10 mesi (in luogo dei 6 anni, 8 mesi e 1.600 euro di multa, inflitti dal giudice di prime cure); Massimo Berlingieri, a 4 anni e 4 mesi, (in primo grado condannato a 7 anni, 6 mesi e 2mila euro di multa) e Renato Berlingieri, 2 anni e 8 mesi (in luogo dei 4 anni di reclusione e 1.200 euro di multa inflitti dal gup). La Corte di appello ha aggiornato l’udienza al prossimo 20 gennaio, giorno in cui emetterà il verdetto nei confronti dei quattro imputati.
Il meccanismo utilizzato per convincere le vittime
Il meccanismo utilizzato per convincere le vittime
Gli imputati rispondono, a vario titolo, di furto aggravato, truffa, estorsione, violenza privata. Il lavoro degli inquirenti ha consentito di individuare il modus operandi della presunta banda, che si sarebbe mossa sul territorio provinciale, dando vita ad incidenti reali o simulati con altri veicoli condotti in genere da persone anziane, inducendole subito dopo a fermarsi, per poi sostenere di aver subito l’urto addebitando loro la responsabilità. Avrebbero lamentato danni alla loro auto, pretendendo in cambio una somma di denaro a titolo di risarcimento dai 50 ai 300 euro, facendo anche ricorso all’intimidazione. “Noi vi veniamo incontro, non vi conviene fare l’assicurazione, ci pagate il danno e tutto finisce qui”. Sarebbe stata questa la frase con cui la banda della truffa degli specchietti tentava di convincere le proprie vittime a risarcire il danno causato da una inesistente manovra maldestra.
I singoli ruoli
Secondo le ipotesi accusatorie Simone Berlingieri, avrebbe coordinato e diretto le attività criminali dell’associazione, così come Massimo Berlingieri, che in alcuni casi guidava l’Alfa Romeo 156 utilizzata per il compimento dei reati. Domenico Amato e Renato Berlingieri, anche loro promotori e organizzatori, avrebbero partecipato alle violenze e minacce ai danni delle vittime ponendo in essere estorsioni e truffe. (g. p.)