Tumori, da una rosa di campo una speranza contro il mesotelioma

Negli estratti dei fiori della Filipendula vulgaris, un arbusto perenne appartenente alla famiglia delle Rosacee, sono stati identificati dei componenti capaci di riprogrammare il metabolismo di un tumore raro e molto aggressivo, il mesotelioma. Lo ha scoperto uno studio del gruppo di ricerca dell’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena (IRE) coordinato da Sabrina Strano e Giovanni Blandino, ricercatori del laboratorio di Oncogenomica ed Epigenetica. I risultati sono stati pubblicati sul Journal of Experimental and Clinical Cancer Research. Il mesotelioma è una neoplasia che colpisce principalmente i foglietti della pleura polmonare. Dal punto di vista eziologico il mesotelioma è una patologia occupazionale correlata all’esposizione professionale alle fibre d’amianto.

“Gli effetti antitumorali dell’estratto di fiore – illustrano i ricercatori – sono stati caratterizzati in modelli ‘in vitro’ e ‘in vivo’ di mesotelioma. A livello molecolare, sono stati usati due approcci ‘omici’ per studiare il meccanismo d’azione antitumorale dei fiori di ‘Dropwort’: l’analisi del profilo metabolico e quello proteico delle cellule di mesotelioma. I risultati rivelano che i composti naturali di questa pianta riducono la proliferazione cellulare, la vitalità e la migrazione delle cellule tumorali del mesotelioma e presuppongono quindi implicazioni chemio-preventive e antitumorali per la gestione della patologia”. Dopo 25 anni dalla messa al bando nel nostro paese della produzione dell’amianto, l’incidenza del mesotelioma non decresce in quanto nell’ambiente ne rimangono 5 quintali per cittadino, 32 milioni di tonnellate. L’Italia è stato uno dei maggiori produttori europei di amianto insieme all’URSS, ed è uno dei paesi più colpiti dalle malattie amianto-correlate. La mortalità costituisce il 4 per cento di quella globale per tumore in tutte le età a prescindere dal sesso, secondo il Registro Italiano del Mesotelioma.

“Gli effetti antitumorali dell’estratto di fiore – illustrano i ricercatori – sono stati caratterizzati in modelli ‘in vitro’ e ‘in vivo’ di mesotelioma. A livello molecolare, sono stati usati due approcci ‘omici’ per studiare il meccanismo d’azione antitumorale dei fiori di ‘Dropwort’: l’analisi del profilo metabolico e quello proteico delle cellule di mesotelioma. I risultati rivelano che i composti naturali di questa pianta riducono la proliferazione cellulare, la vitalità e la migrazione delle cellule tumorali del mesotelioma e presuppongono quindi implicazioni chemio-preventive e antitumorali per la gestione della patologia”. Dopo 25 anni dalla messa al bando nel nostro paese della produzione dell’amianto, l’incidenza del mesotelioma non decresce in quanto nell’ambiente ne rimangono 5 quintali per cittadino, 32 milioni di tonnellate. L’Italia è stato uno dei maggiori produttori europei di amianto insieme all’URSS, ed è uno dei paesi più colpiti dalle malattie amianto-correlate. La mortalità costituisce il 4 per cento di quella globale per tumore in tutte le età a prescindere dal sesso, secondo il Registro Italiano del Mesotelioma.

Si caratterizza per la lunga latenza, l’andamento silente, la mancanza di specifici biomarcatori e la resistenza alle terapie convenzionali quali Cisplatino e Pemetrexed. “Gli estratti dei fiori della Filipendula vulgaris – illustrano Sabrina Strano e Giovanni Blandino, autori dello studio – presentano dei componenti capaci di riprogrammare il metabolismo del mesotelioma e di bloccare l’attività oncogenica di YAP e TAZ, due proteine da tempo studiate nei nostri laboratori, inibendo così la proliferazione, la migrazione e l’invasione di cellule del mesotelioma”. Inoltre, secondo i ricercatori, l’attività antitumorale della pianta potenzia il trattamento chemioterapico con Cisplatino o Pemetrexed, farmaci utilizzati nel trattamento del mesotelioma. “Tale studio – sottolinea Gennaro Ciliberto, direttore scientifico IRE – potrebbe contribuire al miglioramento del trattamento del mesotelioma. E’ compito della ricerca validarne l’efficacia poiche’ in un momento di forte enfasi sui nutraceutici, occorre precisare che non sempre naturale equivale ad efficace e sicuro per la nostra salute. Questa scoperta sebbene molto promettente necessita di ulteriori approfondimenti per una applicazione clinica ma siamo orientati a continuare su questa linea e validare sempre di più, attraverso test scientifici rigorosi, il meccanismo di azione antitumorale di sostanze naturali”. (Foto: AGI)

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