Turismo a Catanzaro, i titolari dei locali: “Lavoriamo, ma non troviamo personale” (VIDEO)

Un ristoratore di Giovino: "I ragazzi non hanno voglia di lavorare. A peggiorare la situazione il bonus Covid di circa 3.500 euro dato agli stagionali"

Nelle zone balneari di Catanzaro sono tornati i turisti. La pandemia impone norme restrittive all’interno dei locali, alle quali gli imprenditori si sono adattati rapidamente. “Il Covid – spiega il titolare di uno stabilimento balneare nel quartiere Giovino – ha influito molto in questa stagione anche nel trovare i dipendenti. Ci sono una serie di fattori che hanno creato disagi. L’importante è che siamo partiti, sta andando abbastanza bene, il clima ci sta aiutando e le persone vengono in spiaggia.  Di certo possiamo dire che registriamo entrate inferiori rispetto allo scorso anno. Avere regole più rigide potrebbe essere da supporto alle nostre attività in sicurezza, senza il timore che da un giorno all’altro la situazione possa essere stravolta”.

Mascherina per tutelare clienti e familiari

Mascherina per tutelare clienti e familiari

“La gente non usciva per paura del Covid – spiega il proprietario di un chiosco a Giovino – ora invece stiamo lavorando bene sia a cena, sia a pranzo. Le persone arrivano da noi serene, non indossano neanche la mascherina, non abbiamo alcuna percezione dell’ansia per i potenziali contagi. Noi la mascherina la usiamo perché non sappiamo chi abbiamo di fronte, dobbiamo tutelare i nostri clienti e le nostre famiglie. Per migliorare il turismo servirebbe più pulizia sulle spiagge, più ordine ovunque, in modo che chi visita la Calabria possa parlarne bene quando rientra nella propria città. Le migliori spiagge, il mare più bello è qui, questo è un dato di fatto”.

Ristoratore: “I ragazzi non hanno voglia di lavorare”

“La stagione turistica è partita in ritardo. Si sta muovendo qualcosa – chiarisce un ristoratore che opera nella zona marinara di Giovino – da pochi giorni. Abbiamo un problema a livello nazionale perché non si trova personale, non è un fenomeno legato al reddito di cittadinanza, ma al fatto che i ragazzi non hanno voglia di lavorare. In più i lavoratori stagionali hanno ricevuto un sussidio di ristoro per i mesi che sono rimasti inattivi di circa 3.500 euro, ciò ha aggravato la situazione. Siamo preoccupati per questo, per il resto si sta lavorando, le persone sono più tranquille non temono il Covid. La politica o le associazioni non so cosa possano fare, so solo che abbiamo carenza di personale”. (mti)

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