di Danilo Colacino – Consiglio regionale, per chi suona la campana? Ah, se il divino Ernest Hemingway avesse vissuto e raccontato le vicende di Calabria e dei suoi luoghi del potere, invece di quelle della guerra civile spagnola, avrebbe di sicuro scritto: “E allora, non chiedere mai per chi suoni la campana…di Palazzo Campanella. Essa suona per te”.
Un prezioso monito, ma anche un sentito incitamento, rivolto a tutti gli ‘interessati astanti’ del lungo ragionamento che sta operando da ieri l’indaffarata neo-governatrice Jole Santelli alla ricerca della cosiddetta quadra per la formazione della Giunta.
Un prezioso monito, ma anche un sentito incitamento, rivolto a tutti gli ‘interessati astanti’ del lungo ragionamento che sta operando da ieri l’indaffarata neo-governatrice Jole Santelli alla ricerca della cosiddetta quadra per la formazione della Giunta.
Un discorso complesso e articolato da fare in qualche – più di qualcuna, per la verità – polverosa interpartitica, si sarebbe detto un tempo, tenuta in compagnia degli alleati e dei big della sua Forza Italia, a cui premono soprattutto le postazioni di vice della stessa Jole e di presidente dell’assemblea.
Ma non solo, perché in particolare dalla scelta degli assessori si dischiudono per molti altri protagonisti della recente campagna elettorale grandi possibilità.
Quali? Semplice: far parte, e con un ruolo di peso, della compagine santelliana alla Cittadella, ma anche entrare nell’assise dell’Astronave al posto dei colleghi eletti. Mica pizza e fichi, dunque.
Ecco allora che, se da un lato ‘madame le président’ vorrebbe – dicono i soliti rumors – un Esecutivo con alcuni importanti tecnici, o quantomeno esterni, la real politik – stavolta in salsa calabrese – la richiama a uno sguardo più attento verso ‘mister preferenze’ come Gianluca Gallo, Baldo Esposito, Giovanni Arruzzolo, Domenico Creazzo, Luca Morrone, Giuseppe Neri e così via.
Un modo per far scorrere le graduatorie, commentiamo così, ai primi dei non eletti dei vari soggetti in campo nel centrodestra, da Fi all’Udc passando per Lega, Fratelli d’Italia e liste presidenziali.
Ma per caso ci siamo scordati un nome nell’elenco appena fatto? Sì, certo che sì. Domenico Tallini da Catanzaro, che dovremmo tuttavia ritrovare a capo dell’assise regionale in un megaufficio del bianco e imponente edificio di via Cardinale Portanova, in riva allo Stretto, in cui dimenticare le ostilità di un capoluogo dove sta subendo una sorta di ricusazione politica. Una manovra, ad ampio spettro, per togliergli una leadership ultradecennale.
E fu così che pure per lui – il fin qui inossidabile Mimmo – alla fine della fiera valse il vecchio, ma sempre attuale, ‘nemo profeta in patria’.