Nessuno aggravio di pena per Giovanni Nesci, 25 anni, originario di Soranello, nel Vibonese, accusato dell’omicidio di Fabio Catapano, ucciso a colpi di pistola nel luglio 2020, in pieno giorno e davanti casa – a Castel di Leva, quartiere periferico di Roma. La Corte di assise appello di Roma dopo quattro ore di Camera di consiglio, ha respinto il ricorso della Procura, che avrebbe voluto il carcere a vita per il giovane, confermando il verdetto a 18 anni sentenziato dal giudice di prime cure per l’imputato, difeso dai legali Piero Chiodo del foro di Catanzaro e Giuseppe Ioppolo del Foro di Roma, che attenderanno la motivazione della sentenza per ricorrere in Cassazione, mentre il sostituto procuratore generale aveva chiesto l’ergastolo con l’aggravante della premeditazione già esclusa in primo grado.
La confessione
La confessione
Il giorno successivo all’omicidio l’imputato si era presentato ai Carabinieri, consegnando l’arma e riferendo di averlo ucciso Catapano per motivi sentimentali. Un movente poco convincente per gli investigatori che ritenevano il fatto di sangue collegato ad un furto. Secondo la ricostruzione della pubblica accusa, Nesci, vicino di casa di Catapano, 48 anni, di professione imbianchino, raggiunse l’uomo in strada e lo finì a colpi di arma da fuoco proprio davanti la sua casa. (g. p.)