Ucciso a colpi di pistola dopo una lite al bar, due condanne

Gli autori dell'omicidio sarebbero il proprietario del locale e il nonno oggi 79enne

Freddato in centro città a seguito di un litigio. Due condanne sono state inflitte dalla corte di Assise di Catanzaro per l’omicidio di Stefano D’Arca, il 54enne crotonese ucciso l’8 marzo del 2019 a colpi di pistola sotto i portici di piazza Pitagora a Crotone. Sul banco degli imputati altri due crotonesi, nonno e nipote: Francesco Pezziniti, di 79 anni, condannato a 15 anni e 7 mesi di reclusione, e Giuseppe Cortese, di 31 anni, al quale è stata inflitta una pena di 11 anni. Il delitto avvenne al termine di serie di eventi che avevano avuto come protagonista Stefano D’Arca.

La dinamica dell’omicidio

La dinamica dell’omicidio

Quella notte l’uomo aveva iniziato a danneggiare l’interno di un bar ubicato sotto i portici provocando la reazione del proprietario, Giuseppe Cortese. Dopo che la vittima era stata fatta uscire dal locale, secondo la ricostruzione effettuata dalla Squadra mobile di Crotone, Giuseppe Cortese era corso a casa del nonno prelevando una pistola calibro 7,65 detenuta da Pezziniti e tornando poi sotto i portici. La lite era poi proseguita fuori dal locale e l’anziano ad un certo punto aveva preso l’arma dalle mani del nipote sparando cinque volte contro D’Arca colpendolo mortalmente al petto. Lo stesso Pezziniti aveva poi chiamato la Polizia assumendosi la responsabilità dell’accaduto. I due imputati sono stati riconosciuti colpevoli di omicidio volontario dalla Corte d’assise che ha tuttavia riconosciuto il concorso anomalo di Cortese nell’uccisione di D’Arca, infliggendogli una pena più mite. Per nipote il pubblico ministero avava chiesto la condanna a 17 anni e 7 mesi di reclusione, a 21 anni e 10 mesi per il nonno.

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