Ucciso per sbaglio nel Vibonese, verso la riapertura il caso di Filippo Ceravolo

di Mimmo Famularo – Domenica prossima sarà nuovamente 25 ottobre. Come ogni anno ormai da otto anni Martino Ceravolo attende giustizia per il figlio Filippo, il giovane di Soriano vittima innocente di un agguato di ‘ndrangheta compiuto lungo la strada che collega Vazzano a Soriano nell’ambito di una faida che vedeva contrapposti il clan dei Loielo e quello degli Emanuele. Una vita spezzata a soli 19 anni per l’unica colpa di aver chiesto un passaggio alla persona sbagliata perché Filippo Ceravolo con la guerra di mafia che per anni ha insanguinato l’entroterra vibonese nulla centrava. Ucciso per errore. Otto anni dopo sembrano maturi i tempi per la riapertura di un caso archiviato nel 2016 per la mancanza di elementi concreti tali da inchiodare alle loro responsabilità i presunti mandanti ed esecutori materiali.

La fiducia in Gratteri e Falvo

La fiducia in Gratteri e Falvo

Da otto anni i familiari di Filippo Ceravolo, rappresentati dall’avvocato Michele Gigliotti, aspettano questo momento. “Non c’è giorno in cui non pensi a mio figlio – dice papà Martino – perché la sua assenza si fa sentire quotidianamente. Questi vigliacchi hanno privato un padre, una madre e due sorelle dell’amore di un figlio e di un fratello. Abbiamo affidato Filippo a Dio e alla giustizia e, nonostante il caso sia stato archiviato, sono certo che presto gli assassini saranno arrestati e puniti con l’ergastolo. Abbiamo grande fiducia nella Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro e nella Procura di Vibo, nel procuratore Gratteri e nel procuratore Falvo. Sappiamo che stanno lavorando intensamente come se Filippo fosse un loro figlio. Noi di fiducia ne abbiamo parecchia e la verità verrà presto fuori”.

Una vita spezzata

Filippo Ceravolo era un ragazzo dal volto pulito, viveva a Soriano, nell’entroterra vibonese. Era un commerciante, dava una mano al papà, titolare di una bancarella ambulante di dolciumi. Aveva il diploma di terza media, giocava a calcio nella squadra locale ed era un tifoso sfegatato della Juventus. Una vita divisa tra il lavoro e la fidanzata. Quella sera stava tornando a casa dopo aver trascorso la serata con lei. Chiese un passaggio alla persona sbagliata e per sbaglio venne ucciso. Una vita spezzata. Proprio come il libro dato alle stampe che ricorda la storia di Filippo e il calvario della famiglia Ceravolo. Lo ha scritto Maria Maiolo, una giovane nata e cresciuta nel centro delle Preserre vibonesi. Doveva essere presentato proprio domenica prossima, 25 ottobre 2020, ma l’emergenza Coronavirus ha fatto slittare tutto al 4 maggio del 2021, giorno del compleanno di Filippo Ceravolo. Per non dimenticare quanto avvenuto il 25 ottobre del 2012, domenica prossima nella cattedrale di San Domenico a Soriano verrà comunque celebrata una Santa Messa officiata dal coordinatore regionale di Libera don Ennio Stamile. Un evento al quale hanno già dato l’adesione i familiari delle vittime di mafia e i testimoni di giustizia. Tutti stretti intorno a papà Martino, mamma Anna e alle sorelle di Filippo, Maria Teresa e Giusy. Una famiglia che da otto anni scala una montagna che non finisce mai. “Sono convinto – spiega Martino Ceravolo – che presto vedremo la discesa e che gli assassini di Filippo finiranno per sempre in galera”.

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