Colpo di scena nell’ambito del processo sull’omicidio di Vincenzo Pirillo, affiliato alla cosca Farao Marincola di Cirò, freddato in un ristorante di Cirò Marina nel Crotonese, una sparatoria che oltre a condannare a morte l’uomo il 5 agosto 2007, ha portato al ferimento di alcuni avventori tra cui una bambina di soli undici anni, che la vittima teneva sulle sue gambe. Spunta un nuovo pentito nel processo che vede imputati uno dei presunti killer Giuseppe Spagnolo nato a Cirò, ma residente a Sulmona, rispetto al quale il sostituto procuratore Domenico Guarascio nel corso delle scorse udienze ha chiesto l’ergastolo e Giuseppe Farao di Cirò, considerato, secondo la progettazione accusatoria originaria, uno dei presunti mandanti e nei cui confronti il pm antimafia ha invocato l’assoluzione per insufficienza di prova, mentre per altri due imputati Silvio Farao, di Cirò e Cataldo Marincola, nato a Cirò e residente a Sulmona è in corso il processo dibattimentale davanti alla Corte di Assise di Catanzaro. Il neo collaboratore di giustizia è Gaetano Aloe, 45 anni, di Cirò Marina e la Dda ha depositato verbali inediti di interrogatorio.
Pioggia di fuoco
Pioggia di fuoco
Sarebbero stati loro a promuovere e ad organizzare il gruppo criminale “composto da un numero non inferiore a 5, rimasti sconosciuti”. Alcuni di loro, avrebbero svolto il ruolo di sentinelle, controllando le vie di ingresso e di uscita del locale, mentre altri due si sarebbero introdotti nell’affollata veranda del ristorante esplodendo diversi colpi di arma da fuoco, quattro dei quali all’indirizzo di Vincenzo Pirillo, che in quel momento stava cenando con i propri familiari e amici seduto ad un tavolo. Inutili i tentativi di rianimarlo, Pirillo è morto poco dopo il suo arrivo all’ospedale civile di Crotone.
Il delitto voluto dalla ‘ndrangheta
Un delitto voluto dalla famiglia di ‘ndrangheta dei Farao-Marincola, secondo le ipotesi della Dda: Pirillo, nonostante appartenesse alla cosca era ritenuto ostile dai vertici della consorteria. Un delitto dai motivi abietti compiuto in nome dei Farao per mantenere il controllo su Cirò. La scarica di colpi quel 5 agosto di quindici anni fa, ha ferito sei persone, una bimba di 11 anni, raggiunta da un proiettile alla spalla, 4 avventori alle gambe e uno da schegge di vetro, con prognosi giudicate guaribili dai dieci ai trenta giorni.